Giovedì 16 novembre al Caffè Matteotti in piazza Matteotti a Vicenza c’è un nuovo incontro culturale per promuovere gli scrittori e gli autori vicentini tra i quali Marinella Laratro che presenta il suo recentissimo libro Quando avevo i ricciolini (Altro Mondo editore, Vicenza).
Dopo aver scritto a quattro mani con Matilde Fanin La nostra gente, diario popolare sulla Vicenza e sul Veneto del secolo scorso, caratterizzato dalle due guerre mondiali che hanno pesantemente segnato i nostri destini, e dopo Amori misteriosi, raccolta di sette racconti sul sentimento amoroso in cui l’autrice non disdegnava incursioni nel passato remoto, Marinella Laratro ritorna ai suoi lettori con questo scritto, una sorta di memoir nel quale ricorda la propria infanzia descrivendosi in prima persona con il nome di Nellina. L’autrice, che non ha mai nascosto l’amore per la Storia, quella con la S maiuscola che ha creato il mondo in cui oggi viviamo, stavolta racconta la propria. Una storia che inizia un giorno del 1940 – ma forse anche prima – quando a Cavazzale, paesino alle porte di Vicenza, si incontrano i genitori Bianca e Nicola, giovanissima del luogo lei, aviere foggiano lui. Protagonisti, assieme ad una schiera di altri personaggi, di una “archeologia paesana” che permea ognuna delle pagine del libro. Un libro di ricordi dunque? In un certo senso sì, ma non solo. Sono infatti diverse le riflessioni che si possono fare sia prima che dopo averlo letto.
Innanzitutto una: scorrendo le pagine sorge spontanea in noi una domanda. Che valore hanno i ricordi nelle nostre vite? Per rispondere ci viene in aiuto la filosofia, amica fidata di chi ama la conoscenza (il termine stesso filosofia significa proprio amore per la sapienza). Secondo Marcel Proust, “Certi ricordi sono come amici di vecchia data, sanno fare pace”; “Il ricordo è un’ombra che non si può vendere, anche nel caso in cui qualcuno volesse comprarla”, scriveva Søren Kierkegaard; e Khalil Gibran pensava che “Possiamo ancora vedere la luce di stelle che non esistono più da secoli. Così ancora ti riempie e folgora il ricordo di qualcuno che hai amato per poi vederlo andar via”. L’autrice stessa ci rammenta come da grande abbia compreso che “il fuoco sacro dei ricordi non si estingue mai”.
Nel paese tanto caro allo scrittore e poeta vicentino Giacomo Zanella, caro al punto da trascorrervi gli ultimi anni della sua vita, lambito dalle acque dell’Astichel d’argentea vena, si dipanano le vite della madre Bianca – la “bella signorina veneta” – che una sera incontra l’aviere Nicola e da quel momento scatta l’attrazione reciproca, che sfocia poi nella frequentazione e nella presentazione alla di lei famiglia con relativo fidanzamento e progettazione del corredo per il futuro matrimonio, con le immancabili promesse di un amore che fin dall’inizio si preannuncia vivo e presente, “oggi più di ieri e domani più di oggi”. Belle le pagine di Marinella Laratro dedicate alla nuova casa di Cavazzale in cui, dopo lunghe ricerche e una speciale preghiera di devozione alla Madonna di Monte Berico, l’abitazione finalmente si materializza nel paese grazie alla conoscenza con un proprietario che verso la metà degli anni ’50 del secolo scorso iniziava a costruire una bifamiliare tra quelle che in quel periodo sarebbero sorte lungo la neonata via Concordia: era il “paradiso per tre”, la nuova dimora in cui i genitori con la piccola Nellina si insediavano colmi di speranze e progetti per il futuro.
Al termine per i presenti ci sarà un brindisi in compagnia.
Di Alessandro Scandale, che dialogherà con l’autrice