GADONI(ITALPRESS) – Un viaggio nella memoria mineraria della Sardegna con uno sguardo rivolto al futuro. A Gadoni la presidente della Regione, Alessandra Todde, e l’assessore regionale dell’Industria, Emanuele Cani, hanno partecipato alla presentazione del volume “Funtana Raminosa. Erranti per le lente gallerie smarriti nell’oblio”, curato da Gabriele Calvisi, promosso dall’Associazione culturale dei minatori Cuprum, in collaborazione con il Comune di Gadoni. La giornata è iniziata con una visita alla miniera di Funtana Raminosa, guidata da Franco Moro, presidente dell’associazione Cuprum. La presidente Todde e l’assessore Cani, insieme al curatore Calvisi, hanno incontrato alcuni ex minatori e visitato gli spazi raccontati nel libro, simbolo di una storia che ancora parla alla comunità locale. Successivamente, al Centro Polifunzionale di via Umberto I, si è tenuta la presentazione ufficiale del volume, moderata dal giornalista de L’Unione Sarda Giuseppe Deiana. All’incontro hanno preso parte, oltre ai curatori e a Franco Moro, anche Miriam Floris, vedova di Giambattista Novella, geologo della miniera, il sindaco di Gadoni, Francesco Peddio, il presidente della Fondazione Berlinguer, ed ex parlamentare, Tore Cherchi, e soprattutto gli ex minatori e moltissimi cittadini di Gadoni, che non hanno lasciato un posto libero in sala.
“Oggi per me è un’emozione essere a Gadoni e visitare la miniera di Funtana Raminosa“, ha detto la presidente Todde. “Parlare con i minatori, sfogliare il libro che racconta le loro vite, i loro volti, le loro mani: in quelle pagine c’è tutta la passione, la fatica e la dignità di un lavoro che ha segnato profondamente questa comunità. Questi luoghi hanno bisogno di nuova vita, di essere ripensati e valorizzati. È attraverso la memoria di ciò che è stato che possiamo costruire una prospettiva futura. Penso ai grandi progetti trasformativi di cui stiamo discutendo, come l’Einstein Telescope, e alla possibilità di riportare nelle miniere un’economia nuova, sostenibile e innovativa. Gadoni e la sua miniera possono e devono essere ripensate come un luogo di rinascita. La condivisione di oggi è un passo importante per accendere nuove idee, nuova energia e una nuova economia per queste comunità”.
Un concetto che è stato ripreso dall’assessore dell’Industria, Emanuele Cani. “Quella di oggi – ha affermato Cani – è una bella occasione per restituire valore a un luogo che ha segnato la storia e l’identità di tante persone. Attraverso il lavoro di ricerca e la presentazione di questo libro ci viene consegnata la memoria di quegli spazi, ma anche il volto umano di chi li ha vissuti. Abbiamo un dovere morale: ridare a queste comunità, e in particolare ai giovani, la possibilità di trarre da quei territori un reddito, un lavoro, una prospettiva concreta per restare e costruire il proprio futuro qui. Le nuove tecnologie e le prospettive legate all’estrazione delle materie prime critiche possono trasformare le miniere dismesse in una nuova opportunità di sviluppo e di occupazione. Come Regione vogliamo creare le condizioni perché questi luoghi tornino a essere spazi di vita, di lavoro e di dignità”.
Il libro, pubblicato da Isolapalma (Grafiche Ghiani), raccoglie 190 fotografie e 37 pagine di testi dedicati alla miniera di Funtana Raminosa e alla memoria dei suoi protagonisti. Le fotografie sono di Gabriele Calvisi e Roberto Deidda. I testi di Matteo Cara, Salvatore Cherchi, Giovanni Dettori, Andreano Madeddu, Giambattista Novella e Sandro Putzolu. Hanno collaborato Sandro Boi, Miriam Deidda, Mario Deligia, Ginetto Melis, Francesco Moro e Gianni Porru. La pubblicazione del libro è stata sostenuta dalla Fondazione di Sardegna. Ha il patrocinio gratuito della RAS – Regione Autonoma della Sardegna, della Provincia di Nuoro, del Comune di Gadoni e della società Igea SpA-Interventi geo ambientali. Una testimonianza collettiva che, come ha sottolineato la presidente Todde, “riporta al centro il valore delle persone, delle comunità e della loro storia, ma soprattutto la possibilità di costruire un futuro nuovo a partire dalle proprie radici”. “Volevo in un filo per raccontarci e per riconoscerci”, ha detto il curatore Gabriele Calvisi durante il suo intervento, “la fotografia è un parente molto stretto del ricordo, perché la fotografia, così come il ricordo, quando appare dà un colpo al cuore, immediato. Non è come la parola, che ha bisogno di discorrere, che ha bisogno dei predicati. Ecco perché ho mostrato i paesaggi i volti, gli sguardi i segni di ciò che è rimasto di quella storia secolare”.
– foto ufficio stampa Regione Sardegna –
(ITALPRESS).