ROMA (ITALPRESS) – Non stiamo andando verso la Terza guerra mondiale, ‘ma viviamo in tempi molto pericolosi. Farò tutto quello che è in mio potere per mantenere la pace e la libertà in Europa. E’ proprio per questo che stiamo rafforzando le nostre capacità di difesa con così tanta determinazione. In un mondo sempre più ostile, dobbiamo fare tutto il possibile per salvaguardare la democrazia, la prosperità e la pacè. Così, in una intervista a la Repubblica, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
‘L’Unione europea – spiega – è responsabile del mercato unico per le sue industrie, per la ricerca e innovazione e per le Pmi, tra cui rientra anche la base industriale della difesa. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità per proteggere l’Unione. Dobbiamo fare i conti con la realtà: il mondo è profondamente cambiato e bisogna prepararsi a raccogliere le sfide che ci porrà. Questo significa dimostrare a noi stessi, ai nostri alleati e ai nostri avversari che l’Europa intende difendersi ed è in grado di farlo. E pensando alle molteplici iniziative che abbiamo preso – per la nostra sicurezza energetica, per la nostra prontezza alla difesa – dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, siamo sulla buona stradà.
‘Gli incidenti, in particolare quello che si è verificato in Polonia, sono estremamente significativi – sottolinea la presidente Ursula von der Leyen -. Se è vero che la Nato deve rimanere il fulcro della nostra difesa collettiva, è anche vero che abbiamo bisogno di un pilastro europeo molto più forte. L’Europa deve essere più autosufficiente e indipendente in fatto di sicurezza. Per questo abbiamo avviato il programma ‘Prontezza per il 2030’, con il quale intendiamo colmare le carenze di capacità, accelerare le procedure e mobilizzare fino a 800 miliardi di euro per l’industria della difesa. Proteggeremo ogni centimetro dell’Unione europeà. ‘A scanso di equivoci – aggiunge – agli Stati membri spetterà sempre la competenza delle proprie truppe, dalla dottrina al dispiegamento, ad esempio, e della definizione del fabbisogno delle loro forze armate. Non dobbiamo dimenticare che 30 dei 32 paesi della Nato sono europei. Perciò, rafforzando il pilastro europeo della Nato, potenziamo anche le capacità militari dell’Europa e la sua capacità di difendersì.
‘L’interferenza con i sistemi Gps è diventato un problema quotidiano in molte regioni confinanti con la Russia – dichiara
Ursula von der Leyen -. Il traffico marittimo nel Mar Baltico è costantemente interessato da perturbazioni, con un aumento del rischio di collisioni. Lo stesso vale per il traffico aereo sul Mar Nero. La Russia sembra essere disposta ad accettare che prima o poi ci saranno incidenti mortali. E’ una questione che prendiamo molto sul serio, come del resto tutti gli attacchi ibridi e informatici della Russia all’Unione, perchè questi attacchi mostrano chiaramente che le ambizioni della Russia non si fermano all’Ucraina. L’unico percorso dell’Europa verso la sicurezza e la stabilità passa da una deterrenza forte e credibilè.
‘L’Europa – prosegue – è determinata a rafforzare la propria sicurezza energetica: stiamo realizzando una solida base di energia pulitada fonti rinnovabili interne, riducendo nel contempo, o persino eliminando, la nostra dipendenza strategica da fornitori inaffidabili. Stiamo accelerando la graduale eliminazione dei combustibili fossili russi e stiamo realizzando massicci investimenti nelle energie rinnovabili prodotte in Europa, usando il nucleare per il carico di base. Oggi già prendiamo oltre il 70% dell’energia elettrica da fonti a basse emissioni di carbonio. Solo nella prima metà del 2025 gli investimenti nell’energia eolica europea hanno raggiunto un massimo storico di oltre 40 miliardi di euro. Ma la sicurezza energetica non significa totale indipendenza: la prospettiva di una piena autonomia dai mercati globali non è nè realistica nè auspicabile. L’Ue rimane interconnessa e le importazioni di petrolio, Gnl e, eventualmente, idrogeno continueranno a far parte del mix energetico. Sotto questo aspetto gli Stati Uniti sono un partner affidabile e un elemento essenziale della nostra più ampia strategia di diversificazione. Questa visione si è concretizzata nell’accordo commerciale Ue-Usa. Va precisato che i numeri aggregati citati riguardano un periodo di quattro anni e non rappresentano impegni vincolanti. In definitiva spetta alle stesse imprese europee decidere se e quanto acquistare – o investire – negli Stati Unitì.
Alla domanda su come dovrebbe rispondere l’Ue a Trump, che ha chiesto di imporre dazi del 100% all’India e alla Cina, risponde: ‘L’Ue deciderà in autonomia. La richiesta nasceva dall’interesse del Presidente ad aumentare la pressione sulla Russia perchè ponesse fine all’aggressione nei confronti dell’Ucraina e per indurla a sedersi al tavolo dei negoziati. Per questo ho appena proposto il 19º pacchetto di sanzioni sostanziali e di ampia portata. Naturalmente continueremo a coordinare i nostri sforzi su entrambe le sponde dell’Atlantico e all’interno del G7 e accogliamo con favore gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti per porre fine alla guerra in Ucraina. Sappiamo anche che, in questo contesto geopolitico sempre più complesso, dobbiamo rafforzare i partenariati radicati nell’interesse comune. Pensi alle nostre relazioni con l’India. Man mano che il paese assume un ruolo sempre più importante in termini di sicurezza nella regione indo-pacifica, una più stretta cooperazione Ue-India è più che mai essenziale. Per questo abbiamo annunciato una nuova agenda strategica Ue-India, che individua, tra le priorità, il rafforzamento della difesa e della sicurezza reciproche. Intendiamo concludere un nuovo accordo di libero scambio entro la fine del 2025, a vantaggio delle imprese europee e indiane. Accordi come questo rafforzano la nostra posizione geopolitica e ci mettono nelle condizioni di conseguire i nostri obiettivì.
‘I dazi – ricorda – sono tasse. La maggior parte degli economisti è del parere che ricadranno sulle imprese e sui consumatori statunitensi. La nostra priorità è garantire che le imprese europee continuino ad avere accesso a un mercato significativo. Ogni anno l’Unione esporta verso gli Stati Uniti merci per un valore di oltre 500 miliardi di euro. Si tratta di scambi commerciali da cui dipendono milioni di posti di lavoro. Grazie a una tariffa onnicomprensiva con un massimale del 15% le nostre imprese si troveranno in una posizione di forza rispetto ai concorrenti mondiali. Ci siamo assicurati l’accordo migliore tra tutti quelli conclusi finora con gli Stati Uniti. E non dimentichiamo: l’alternativa sarebbe stata una guerra commerciale con il nostro partner commerciale più importante in un momento in cui l’Europa è in preda a sconvolgimenti economici e deve fronteggiare gravi minacce alle sue frontiere. Non metterò mai a repentaglio i posti di lavoro o i mezzi di sussistenza delle personè. “Riusciremo a conciliare decarbonizzazione e neutralità tecnologica”, ribadisce la Presidente della Commissione europea, che aggiunge: ‘Il riesame delle norme in materia CO2, che è parte integrante dell’atto approvato dai legislatori europei, terrà conto dell’obiettivo di neutralità tecnologica. Il riesame è iniziato prima della pausa estiva e, a seguito della consultazione pubblica attualmente in corso, verrà effettuata una valutazione d’impatto. Sono determinata a ultimare il riesame entro la fine dell’anno. E a quel punto i primi i portatori di interessi con cui discuteremo saranno quelli del settore automobilistico. Sono fiduciosa che entro tale data saremo in grado di garantire prevedibilità per questo importante settorè.
‘Non è possibile operare una scelta netta, trattandosi di questioni che sono troppo profondamente interconnesse – sottolinea -. Ad esempio: se trascuriamo la competitività e l’adozione delle misure economiche necessarie, perderemo i mezzi per finanziare la transizione verso la neutralità in termini di emissioni di carbonio. Se non diamo il giusto peso alla transizione verso l’energia pulita, avvalendoci, ad esempio, delle energie rinnovabili e del nucleare, non riusciremo a eliminare la nostra eccessiva dipendenza dalla volatilità del mercato mondiale dei combustibili fossili. Se trascuriamo il clima, rischiamo di distruggere le fondamenta della nostra stabilità economica – sia ora che in prospettiva futura. Basta guardare a ciò che è accaduto quest’estate. Un quarto delle regioni dell’Unione europea è stato colpito da siccità, inondazioni e altri eventi meteorologici estremi. In queste regioni, solo nell’anno in corso, il Pil diminuirà di circa 43 miliardi di euro. La Bce prevede che, in assenza di interventi immediati, le perdite annue arriveranno a 126 miliardi di euro entro il 2029. In altri termini: un’economia sana dipende da un ambiente sano. La buona notizia è che i nostri successi possono avere ricadute positive sui settori menzionati. Gli investimenti nelle tecnologie pulite sono positivi per il clima e per l’industria. L’indipendenza energetica rafforza la difesa europea, e così via. In tal modo, le nostre priorità finiscono per rafforzarsi a vicendà.
Poi, alla domanda se ritiene che la sua posizione sia indebolita dalle ripetute mozioni di censura al Parlamento europeo, risponde: ‘Ciascuna delle istituzioni ha le proprie responsabilità. Personalmente agisco nell’interesse superiore di tutti gli europei. Gli esponenti dell’estrema destra e dell’estrema sinistra hanno tutto il diritto di valutare le cose in modo diverso e di esercitare le rispettive prerogative parlamentari. Non spetta a me formulare osservazioni in proposito. Sono profondamente convinta che l’Europa possa superare tutte le sfide se dà prova di unità – tra i partiti, gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue. Collaboro con le forze democratiche europeiste del Parlamento europeo per ottenere risultati a beneficio dei nostri cittadinì. ‘Sono pienamente impegnata ad assolvere le funzioni di presidente della Commissione e non sono disponibile ad assumere altri incarichì, aggiunge.
Ed in merito al fronte Medio Oriente, su cosa potrà fare la Commissione di fronte a ciò che sta accadendo a Gaza, dichiara: ‘Dobbiamo garantire una reale sicurezza a Israele e, allo stesso modo, un presente e un futuro sicuri per tutti i palestinesi.
Ciò significa che gli ostaggi devono essere liberati. Che deve essere garantito un accesso senza restrizioni per tutti gli aiuti umanitari e deve essere instaurato un cessate il fuoco immediato. Per quanto riguarda il lungo termine, tuttavia, la mia posizione è chiarissima: la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati è l’unica prospettiva in grado di garantire nella regione una pace sostenibile a lungo termine. Abbiamo bisogno di uno Stato di Israele sicuro e di un’autorità palestinese vitale; non ci deve essere spazio per gli estremismi e la piaga di Hamas deve essere eliminata. So benissimo quanto gli atroci attacchi del 7 ottobre da parte di terroristi di Hamas abbiano scosso in profondità la nazione di Israele. Tuttavia i recenti sviluppi – una carestia provocata dall’uomo e il soffocamento finanziario dell’Autorità palestinese – sono fonte di notevole preoccupazione. I piani per un progetto di insediamento nella cosiddetta zona E1, se realizzati, determinerebbero di fatto una separazione tra la Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est. Gli interventi messi in atto dal governo di Israele negli ultimi mesi costituiscono un chiaro tentativo di sabotare la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati. Per questo motivo la Commissione ha deciso di agire e ha proposto un pacchetto di misure mirate e proporzionate che tracciano la via da seguire. Abbiamo proposto di ampliare il nostro regime di sanzioni per colpire altri terroristi di Hamas, jihadisti palestinesi e coloni violenti. Abbiamo proposto di interrompere in parte il nostro sostegno diretto al governo israeliano, senza tuttavia compromettere la collaborazione con la società civile israeliana o il popolo israeliano o la nostra intangibile determinazione a proseguire la lotta contro l’antisemitismo in tutte le sue forme. Abbiamo altresì proposto di sospendere le disposizioni dell’accordo di associazione relative alle questioni commerciali. Mi auguro che questo invito alla ragionevolezza non resti inascoltato e che sia possibile trovare una via di uscita dall’attuale situazione di stallo, senza ulteriori perdite di vite umane e senza che siano ulteriormente compromesse le prospettive di un futuro più pacifico sia per gli israeliani che per i palestinesì. Ed infine, per quanto riguarda le raccomandazioni formulate nella relazione Draghi, dice: ‘La Commissione è in carica da nove mesi. Fin dall’inizio ha posto la competitività europea al centro della sua agenda. A gennaio ha varato il patto per l’industria pulita. A febbraio ha avviato le gigafabbriche di IA. A marzo ha lanciato il più grande programma di investimenti nel settore della difesa nella storia europea, insieme all’Unione dei mercati dei capitali. Potrei andare avanti, citando i pacchetti di semplificazione e gli accordi commerciali. E ogni mese annunciamo nuove iniziative. E’ un fatto incontestabile: in un brevissimo lasso di tempo abbiamo varato moltissime iniziative. Sono ora il Parlamento e gli Stati membri a dover agire. Urgenza e unità, ciò di cui abbiamo bisogno in questo momentò.
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).
Von der Leyen “Farò di tutto per mantenere la pace e la libertà in Europa”
- Advertisement -