mercoledì, Febbraio 5, 2025

La colonna infame in Corso Palladio

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(Articolo di Adriano Bevilacqua da Vicenza In Centro n. 1-2025, periodico dell’associazione Vicenza in Centro aps).

Nel corso Palladio, all’altezza della libreria Traverso, si può vedere inserita nel muro, una colonna detta infame. Una colonna infame è un monumento eretto, per disprezzo, in memoria di atti criminali commessi da varie persone. Questa di Vicenza ha incisa la frase:
QUESTO È IL LUOGO DOVE ERA LA CASA DEL SCELERATISSIMO GALEAZZO DA ROMA, IL QUAL CUM ISEPPO ALMERCIO ET ALTRI SUI COMPLICI COMMISSERO ATROCISSIMI HOMICIDII IN QUESTA CITA’. DELLO ANNO MDXLVIII DI III DI LUGLIO.
Ma cosa successe quel tragico giorno?
Ecco la cronaca. Galeazzo Da Roma, cittadino vicentino benestante, aveva una sorella, Isabetta. Questa matura vedova era innamoratissima del conte Alberto Valmarana, di 20 anni più giovane, che non ne corrispondeva l’amore. Isabetta arrivò a offrigli in sposa la figlia pur di avvicinarlo. Alberto rifiutò provocando le ire sia di Isabetta ma anche di Galeazzo che ritenne il rifiuto un’onta all’onore della famiglia. Galeazzo vendette tutti i suoi beni, compresa la propria abitazione. Quando si fu spogliato di tutte le proprietà diede atto alla vendetta. A quell’epoca era consuetudine, al mezzogiorno, aprire le porte delle case nobiliari per donare elemosina e avanzi di cibo ai poveri della città. Il giorno 3 luglio 1548 alle ore 12 in punto, Galeazzo, con il fratello Leonardo con Iseppo Almerigo e altri briganti, tra cui un certo Ceccone, assaltò la casa dei Valmarana sita in contrà S. Faustino uccidendo Alberto, i due suoi fratelli Tommaso e Nicolò e anche due servitori. La madre dei Valmarana Lucia Revese, pur gravemente ferita, si salvò e sarà proprio lei, una volta guarita, a raccontare al giudice Ferramosca i terribili avvenimenti. La masnada si diresse poi verso la casa del notaio Giovanbattista Monza uccidendolo. Dopo il massacro la banda, composta da una decina di persone, fuggi dalla città a cavallo. Galeazzo da Roma fuggì prima a Castel Bolognese e poi a Corfù. Il fratello Leonardo da Roma, per i suoi crimini, fu espulso dalla Serenissima Repubblica mentre Iseppo Almerigo, unico a pagare per i delitti, fu impiccato a Firenze a causa delle innumerevoli atrocità compiute in quella città. Per ordine del tribunale, la casa di Galeazzo fu poi demolita e nel luogo venne eretta la colonna che ancora oggi riporta il fatto a perenne marchio di ignominia.

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