ROMA (ITALPRESS) – É in corso un riallineamento regionale sulla crisi yemenita in seguito al consolidamento del controllo da parte del Consiglio di Transizione Meridionale (STC). In un’intervista esclusiva, l’imprenditore e attivista yemenita Arhab Sarhi, presidente dell’associazione di amicizia Italia-Yemen, ha analizzato la situazione attuale nello Yemen meridionale. Secondo Sarhi, l’incontro tra Arabia Saudita e Oman rappresenta un riallineamento delle alleanze regionali, non un’alleanza politica dichiarata né tantomeno militare contro gli Emirati Arabi Uniti e l’STC.
“Ciò che sta accadendo è un riposizionamento che impone l’unità yemenita a tutte le parti, in linea con le posizioni regionali e internazionali”, ha dichiarato. L’attivista ha sottolineato come l’STC abbia rafforzato la propria presenza facendo emettere dichiarazioni di sostegno ai suoi movimenti ad Abyan, Hadramawt e Al-Mahra da parte dei suoi rappresentanti nel governo legittimo. “Questa mossa appare all’opinione pubblica come un gesto di apertura, ma politicamente serve all’STC per affermarsi all’interno delle istituzioni legittime e dimostrare il suo controllo sul terreno. È un messaggio diretto ai paesi vicini, in particolare all’Arabia Saudita”.
Sarhi ha spiegato il focus su Riad: “L’Arabia Saudita opera nel contesto yemenita sotto la bandiera della legittimità e cerca di convincere la comunità internazionale del sostegno alle sue posizioni. Le azioni dell’STC la stanno costringendo a riconoscere, di fatto, la legittimità del movimento meridionale”. Riguardo ai prossimi passi, Sarhi prevede che l’STC passerà a una fase di consolidamento securitario e amministrativo: “Nominerà governatori, occuperà posizioni chiave nella sicurezza e nell’amministrazione, perseguendo un percorso verso l”autogoverno meridionale’. Si tratterà però più di formalità che di realtà sostanziale, poiché l’STC dovrà ancora ottenere il riconoscimento internazionale del suo progetto”. Sulle posizioni delle altre forze, l’imprenditore yemenita ha evidenziato tentativi di spingere l’STC verso uno scontro con l’Arabia Saudita. “La campagna mediatica del partito Islah incoraggia l’STC a diventare più aggressivo, mentre Islah si allinea all’approccio saudita: una manovra per privare l’STC del sostegno regionale”.
Sarhi ha aggiunto che figure influenti nel Ministero della Difesa, soprattutto a Marib, mantengono un silenzio “più pericoloso delle parole”, rappresentando un potenziale strumento saudita in caso di escalation militare. “Non hanno opposto resistenza nell’offensiva STC, lasciando la gestione alla Arabia Saudita”. Particolarmente pericoloso, secondo Sarhi, è il silenzio degli Houthi: “Non è né di sostegno né di critica. Serve a evitare pretesti per azioni dell’STC, mentre gli Houthi attendono un eventuale riconoscimento saudita dell’STC per presentarsi come guardiani dell’integrità territoriale yemenita e alternativa alla legittimità fallita”.
In conclusione, Sarhi ha descritto la situazione attuale: “L’STC opera senza riconoscimento pieno, l’Arabia Saudita gestisce la crisi senza decisioni definitive e la regione si riposiziona senza dichiarazioni esplicite. Nessuno ha preso una posizione irreversibile: tutte le parti rimandano il confronto, accumulando influenza. Il Sud yemenita non è oggi sotto un progetto completamente definito, ma sottoposto a una prova di equilibrio di potere. Le conseguenze delle azioni dell’STC restano incerte”.
– Foto Associazione amicizia Italia Yemen –
(ITALPRESS).


