Luigi Meneghello in “Libera nos a malo” (1963) racconta con queste parole: “Allo scoppio della Pisa, qualche anno prima che nascessimo noi, era intervenuta la Madonna del Castello a proteggerci: ondeggiarono i camini delle filande, caddero i calcinacci, scrosciarono i vetri, ma insomma andò bene. Però la Pisa è a due chilometri, e la villa che c’era, dopo lo scoppio non c’era più”.
Conosciamo Villa Muzani solo per il tramite di vecchie fotografie. Fu costruita presumibilmente verso il 1540 per il Cavalier Trojlo dei conti Muzani in località La Pisa a Malo e rimase di proprietà della stessa nobile famiglia per circa quattro secoli. Sconosciuto è l’autore, secondo qualche storico la villa è attribuibile al Palladio sulla base di valutazioni stilistiche e rientrando nella tipologia di edifici a lui ascrivibili, o alla sua cerchia.
Un documento del 1559, recentemente ritrovato, indica “Zorzo fiolo di maestro Simon da Rigollo” quale esecutore di tutti i volti della “loza e delle colombare” e nomina Palladio quale incaricato di controllare i lavori dello Zorzo, quindi un intervento di Palladio di fatto c’è stato. Le poche fonti fotografiche esistenti documentano solo la facciata anteriore con le barchesse, l’oratorio, il viale e l’artistica recinzione; mentre in una foto del primo 1900 sembra già demolita una barchessa laterale. Venne definita giustamente dal Maccà un’”ottima architettura”; con la loggia affiancata da due torri di impronta palladiana, con la monumentalità di un tempio nella larga gradinata e nella slanciata verticalità delle tre arcate.
Il 25 marzo 1919 la villa fu completamente distrutta dallo scoppio della polveriera situata al suo interno (quasi mille duecento quintali di gelatina esplosiva) e andò in rovina anche l’Oratorio fatto costruire dal Conte Carlo Muzani fu Alessandro nel 1758 e dedicato al Redentore.
I maladensi nutrono riconoscenza verso la Madonna di S. Libera per aver protetto il paese da ben più gravi sciagure Oltre a danni materiali ingenti e parecchi feriti, persero la vita un militare e una donna, tale Caterina Panizzon Zanella, che fece scudo col suo corpo al figlioletto appena nato di nome Antonio.
La distruzione di questa villa dei conti Muzani è stata una grave perdita per il patrimonio artistico locale. E grande dev’essere stato, nel paese di Malo e nel suo circondiario, l’eco di questo sciagurato episodio post bellico che Luigi Meneghello in “Libera nos a malo” (1963) racconta con queste parole: “Allo scoppio della Pisa, qualche anno prima che nascessimo noi, era intervenuta la Madonna del Castello a proteggerci: ondeggiarono i camini delle filande, caddero i calcinacci, scrosciarono i vetri, ma insomma andò bene. Però la Pisa è a due chilometri, e la villa che c’era, dopo lo scoppio non c’era più.” “… La porta pesante si chiudeva col grosso catenaccio (ancora storto per la sberla dell’aria, allo scoppio della Pisa)…”
Ecco l’interessante descrizione dello storico Maccà nei primi anni del 1800: “Merita menzione il luogo volgarmente detto La Pisa, ove trovasi un palazzo di Casa Muzan di ottima architettura con picciola chiesa ed altre adiacenze, con roccolo, cedraja, brolo e prateria, ove in tempo d’autunno si prendono lodole e altri uccelli in quantità. Stando nelle stanze superiori del detto palazzo si gode a tutte le parti una veduta molto deliziosa. Avanti la sua facciata v’è una spaziosa corte ai lati chiusa da muri, in fine della quale trovasi un maestoso portone con rastello di ferro.
A destra e sinistra di detto portone vi sono rastelli pur di ferro, ma più bassi del detto, i quali girano sino ai muri laterali che chiudono la corte stessa. Fuori del medesimo portone v’è un largo stradone spalleggiato da olmi lungo quasi mezzo miglio, che arreca piacere a chi lo mira”.
Di Luciano Cestonaro da Storie Vicentine n. 3 Luglio-Agosto 2021