(Articolo di Federica Zanini da VicenzaPiù Viva n. 301, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Inaugurato sul finire del 1876, dopo la Grande Guerra, ne fu “madrina” speciale Emma Zamperla, figlia del proprietario del famoso Spettacolo viaggiante Zamperla, e oggi è fucina di giovani talenti e sede di rassegne di livello nazionale.
Non c’è da farsi ingannare dal nome: il Modernissimo di Noventa Vicentina è in realtà un teatro dalla lunga e intensa storia, che tra fasi alterne, luci e ombre ha saputo nutrire fino a oggi la fame di cultura del proprio territorio. Fu inaugurato sul finire del 1876 con un deciso stile Liberty e il nome di Teatro Concordia. A volerlo fu infatti l’omonima Società, un circolo culturale e ricreativo locale che si ispirava al motto Concordia parvae res crescunt (ovvero Con la concordia le piccole cose crescono) – che nel Bellum Iugurthinum di Sallustio prosegue con discordia maximae dilabuntur, ovvero con la discordia anche le più grandi vanno in rovina – e che organizzava feste e spettacoli. Parve perfetto per realizzare una sala ad hoc, semplice ma efficiente, un fabbricato di via Broli, di proprietà dei soci, che da allora ogni anno ospitò soprattutto opere filodrammatiche, il cui incasso andava devoluto per lo più in beneficienza. In seguito, il Concordia fu ribattezzato Teatro Sociale e gettò da subito le basi della lunga tradizione teatrale che ancor oggi anima il Comune del Basso Vicentino.

Dopo una prima ricostruzione che ne fece una struttura più solida e funzionale e le regalò tra l’altro una bottega del caffè e i camerini per gli attori, la sala fu riaperta nel dicembre 1910. Di lì a poco, però, come quasi tutti i teatri, dovette scontrarsi con la ghigliottina della Prima Guerra Mondiale e tra il 1915 e il 1918 ogni attività di spettacolo fu interrotta.
La fine del conflitto però portò al teatro di Noventa non solo tempi migliori, ma anche una “madrina” speciale: Emma Zamperla.
Figlia del proprietario del famoso Spettacolo viaggiante Zamperla, sposò il farmacista, dottor Lorenzo Baricolo.
Dopo le nozze fu per oltre quarant’anni l’animatrice del teatro noventano, in qualità di regista e di autrice. Nel 1919 la sala fu riadattata per poter ospitare anche proiezioni cinematografiche e prese l’attuale nome, a sottolineare una svolta, uno slancio verso la modernità appunto.
Di proprietà del Comune, a partire dal 1936, fu oggetto di ulteriori, importanti lavori di restauro tra l’82 e l’85, che gli restituirono l’aspetto originale, sia negli esterni che negli interni, e permisero l’ennesima rinascita, sotto la gestione -anche questa quarantennale- di Galante Arborio.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Modernissimo conobbe ancora anni d’oro, e in seguito, a sconfiggerlo, consegnandolo a un inesorabile declino che culminò nella chiusura della sala alla fine degli Anni Settanta, fu piuttosto l’avvento della televisione.
La voglia di svago e di teatro però a Noventa e nei dintorni era tanta, anche perché il Modernissimo era l’unica sala restaurata nel Basso Vicentino e nel Basso Padovano. La compagnia Amici del Teatro, nata in città nel 1969, ne fece la propria sede (fino al 1986 era stata nella sala Famiglia, sempre a Noventa), e immediatamente dopo il restauro conclusosi nel 1985, portò un vento nuovo sul palco del Modernissimo, facendone una fucina di giovani talenti. Nacque presto la collaborazione con Arteven e di anno in anno le rassegne, a cura dell’Assessorato alla Cultura, si sono fatte sempre più di livello e oggi accolgono sempre più spesso nomi di fama nazionale. Nelle ultime stagioni, tanto per citarne alcuni, Emanuela Aureli, Maria Amelia Monti, Marina Massironi, Sergio Sgrilli, Corrado Tedeschi e Giulio Scarpati, spesso affiancati dai più applauditi e noti protagonisti del teatro vicentino, come Theama, Stivalaccio ecc.
Oggi il Modernissimo è un importante riferimento culturale per la città e non solo, con un cartellone che spazia dalla prosa agli spettacoli per bambini, passando per danza, balletto e concerti, ma anche dibattiti, incontri e convegni.


