domenica, Giugno 29, 2025

Serve un Parlamento rappresentativo per governi forti e legittimati

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di Raffaele Bonanni  ROMA (ITALPRESS) – Nel riproporsi ciclico del dibattito istituzionale, riaffiora oggi il tema del premierato, presentato come la soluzione ai mali strutturali del nostro sistema politico. Si invoca maggiore forza per il governo, più stabilità, più velocità decisionale. Ma prima di ridisegnare gli equilibri costituzionali, sarebbe saggio interrogarsi su quale sia la vera malattia da curare. È sotto gli occhi di tutti: la democrazia italiana soffre di un logoramento profondo, che si esprime prima di tutto nell’astensione. Non si vota più perché non si crede più che serva. Non è disinteresse, ma sfiducia.

Il voto non sembra più un diritto che incide, ma un gesto rituale. I partiti, da strumenti di rappresentanza, sono diventati recinti chiusi, verticali, autoreferenziali. Le liste dei candidati vengono decise nelle segreterie, lontano dai territori e senza alcun coinvolgimento degli elettori. Così il Parlamento, che dovrebbe essere il luogo centrale della sovranità popolare, si è trasformato in un’eco sorda della volontà di pochi. Le Camere approvano più che discutere, ratificano più che rappresentare.

Chi siede in aula non sempre risponde al corpo elettorale, ma a chi lo ha messo in lista. In un contesto simile, è illusorio pensare che basti un premierato a colmare il vuoto. Una reazione, tuttavia, si sta facendo largo. Un comitato composto da cattolici e liberali ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare, accompagnata da una raccolta di 50.000 firme. Giorni fa è stata formalizzata presso la Corte Suprema di Cassazione da parte di Mattia Orioli e dal comitato promotore, l’avvio del percorso di coinvolgimento dei cittadini riguardo alla richiesta di messa all’ordine del giorno del problema annoso della legge elettorale in Parlamento.

È un’iniziativa forte, chiara, orientata a restituire legittimità e forza alla rappresentanza. Tre i pilastri: il ritorno alle preferenze, il proporzionale integrale e l’introduzione della sfiducia costruttiva sul modello tedesco. Con le preferenze si restituirebbe all’elettore il diritto di scegliere chi lo rappresenta. Con il proporzionale si garantirebbe che ogni voto trovi spazio e peso nell’equilibrio parlamentare. E con la sfiducia costruttiva si assicurerebbe stabilità vera, perché un governo potrebbe cadere solo se un’altra maggioranza è già pronta a sostituirlo. Non è nostalgia, è realismo istituzionale.

Ma ciò che più colpisce è la strada scelta: la legge di iniziativa popolare. È un modo per sottrarre la riforma elettorale agli scambi tra partiti, che troppo spesso l’hanno piegata ai propri interessi contingenti. In Italia, ogni legge elettorale è figlia di un calcolo e muore col governo che l’ha partorita. Una continua transizione che ha generato incertezza, fragilità e disaffezione. Questa iniziativa rompe il cerchio vizioso.

Propone regole semplici e durature. Non guarda alla convenienza di una parte, ma all’interesse di tutti. E rilancia l’idea che la democrazia non sia solo un processo tecnico, ma un patto di fiducia fondato sulla partecipazione. Solo un Parlamento rappresentativo, scelto con libertà e consapevolezza dai cittadini, può generare governi forti e legittimati. Se la politica saprà ascoltare, si potrà finalmente aprire una stagione nuova. Se invece prevarranno i soliti tatticismi, continueremo a convivere con istituzioni deboli, partiti autoreferenziali e un Paese sempre più distante dalle sue regole del gioco.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS)

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