ROMA (ITALPRESS) – La prima giornata dei colloqui indiretti tra Israele e Hamas a Sharm el-Sheikh, in Egitto, si è conclusa positivamente, tra le speranze di un potenziale accordo sul piano in 20 punti del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per porre fine alla guerra a Gaza. Lo ha riferito l’emittente del Qatar Al-Jazeera citando diverse fonti. Alcune fonti hanno riferito ad Al Jazeera Arabic che l’incontro di ieri nella località turistica di Sharm el-Sheikh sul Mar Rosso è stato “positivo” e che è stata elaborata una tabella di marcia per la prosecuzione dell’attuale ciclo di colloqui. I negoziatori torneranno per ulteriori colloqui oggi.
NETANYAHU “LA FINE DELLA GUERRA E’ VICINA
“Siamo vicini alla fine della guerra, ma non ci siamo ancora arrivati”. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, intervistato dal giornalista Ben Shapiro, con cui ha parlato dei negoziati in corso a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per porre fine al conflitto a Gaza e liberare gli ostaggi. Parlando del piano del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Netanyahu ha affermato: “È stata un’iniziativa congiunta. Hamas ha cercato di ricattare Israele e il mondo intero per convincerli ad accettare le sue condizioni”. Riguardo alle critiche mosse da una parte dell’opinione pubblica americana al sostegno a Israele, ha affermato: “Ogni potenza ha bisogno di alleati. Sia la Cina che la Russia. Non chiediamo un supporto militare, e ce la siamo cavata bene per oltre 75 anni. Abbiamo impedito all’Iran di sviluppare armi nucleari che alla fine avrebbero raggiunto gli Stati Uniti”.
HAMAS CELEBRA IL 7 OTTOBRE
Due anni dopo l’operazione “Diluvio Al-Aqsa”, ovvero l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 compiuto da Hamas in Israele, “la battaglia è ancora in corso e le sue ripercussioni politiche e militari sono chiare sulla regione”. Lo scrive in un comunicato stampa il gruppo armato palestinese al potere nella Striscia di Gaza nel secondo anniversario dell’attacco. Israele “sta combattendo nella sua brutale guerra contro il nostro popolo costante tra la complicità internazionale e la delusione araba da due anni”, prosegue Hamas. Il popolo palestinese “sostiene i suoi diritti legittimi contro lo sfollamento forzato, è circondato dalla resistenza (i gruppi armati) e respinge i progetti di tutela illegale”, ovvero il controllo governativo esterno.
FORUM FAMIGLIE “NETANYAHU SPIEGHI PERCHE’ PARLA DI 46 OSTAGGI”
Il Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani chiede spiegazioni al primo ministro Benjamin Netanyahu dopo che, durante l’intervista con il giornalista Ben Shapiro, ha erroneamente detto che a Gaza ci sono 46 ostaggi. Nella Striscia di Gaza si trovano ancora 48 ostaggi, di cui 20 ancora in vita, secondo le stime, rapiti esattamente 2 anni fa, il 7 ottobre 2023. Sono stati rapiti “tutti sotto la vostra sorveglianza. Vi diamo un aggiornamento: ci sono 48 ostaggi a Gaza”, afferma il Forum. “Per noi e per il popolo israeliano che per due anni è sceso in piazza settimana dopo settimana, ognuno di loro è un mondo intero. Ognuno di loro deve tornare a casa, i vivi per la riabilitazione e i caduti per la sepoltura nella loro terra”, aggiunge il forum. Rivolgendosi a Netanyahu, mentre sono in corso a Sharm el-Sheikh nuovi negoziati per porre fine al conflitto e liberare gli ostaggi, il Forum afferma che il premier ha l’opportunità di porre fine all’”incubo” e restituire tutti gli ostaggi, “48, non 40 e non 46”.
DUE ANNI FA IL 7 OTTOBRE
Centinaia di manifestanti si sono radunati davanti alle abitazioni dei membri della coalizione di governo in Israele per chiedere il rilascio degli ostaggi a due anni esatti dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Le manifestazioni si stanno svolgendo davanti alle abitazioni della ministra dei Trasporti, Miri Regev, del ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, e altri. Ulteriori proteste si stanno svolgendo in circa altre 20 località in tutto Israele. Da Haifa, il figlio di un ostaggio, Boaz Zalmanovich, sta manifestando fuori dalla casa del deputato del Likud Ariel Kallner e ha fatto riferimento ai negoziati in corso a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per porre fine alla guerra a Gaza e per rilasciare i 48 ostaggi: “Fortunatamente, abbiamo il presidente Trump, che nonostante la sua instabilità, si assicura di fare pressione su entrambi i partner, Hamas e Bibi (il premier Netanyahu)”. Nell’ambito delle commemorazioni per il 7 ottobre, circa 3.000 partecipanti hanno intrapreso un viaggio in bicicletta lungo il confine con la Striscia di Gaza. Il giro, denominato “Pedalando finché tutti non tornano”, è iniziato alle 6:29 del mattino (l’orario in cui iniziò l’attacco 2 anni fa), guidato dall’ex presidente del Consiglio regionale di Eshkol, Haim Yellin, e organizzato dall’organizzazione “Brothers in Arms”.
All’inizio del viaggio, Yellin ha dichiarato: “Esattamente due anni fa, ci siamo addormentati e ci siamo svegliati nel giorno più buio della storia di Israele. Abbiamo bisogno di tutti i 48 ostaggi. Lo Stato di Israele, che ha a cuore la vita, deve tornare ai suoi valori. Basta guerra, basta lutto. Riportate tutti a casa”. Centinaia di persone si stanno radunando presso il sito del festival Nova, vicino a Reim, nel sud di Israele in occasione del secondo anniversario dell’attacco del 7 ottobre 2023 e una cerimonia si terrà sul posto alle 11:00 (le 10 in Italia). Nelle prime ore del mattino del 7 ottobre 2023, i terroristi di Hamas hanno fatto irruzione nell’area del festival durante il loro attacco a sorpresa nel sud di Israele, uccidendo 378 persone e rapendone decine di altre.
7 MORTI A GAZA DALL’ALBA
Fonti mediche negli ospedali della Striscia di Gaza hanno riferito che sette persone, tra cui un operatore umanitario, sono state uccise a causa degli attacchi israeliani in varie zone della Striscia di Gaza dall’alba di oggi. Lo riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Dopo l’apertura del gruppo terroristico al potere a Gaza, Hamas, al piano per porre fine alla guerra presentato dal presidente americano Donald Trump, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno modificato la loro strategia operativa da offensiva a difensiva.
GUTERRES “ORRORE DEL 7 OTTOBRE NELLA MEMORIA, LIBERARE GLI OSTAGGI”
“Due anni fa, Hamas e altri gruppi armati palestinesi lanciarono un abominevole attacco terroristico su larga scala contro Israele. In questo giorno, ricordiamo tutti coloro che furono uccisi e subirono orribili violenze. L’orrore di quel giorno buio rimarrà impresso per sempre nella memoria di tutti noi. Due anni dopo, gli ostaggi rimangono prigionieri a Gaza in condizioni deplorevoli. L’ho detto più e più volte, e lo ripeto oggi con ancora maggiore urgenza: rilasciate gli ostaggi, incondizionatamente e immediatamente“. Inizia così il messaggio pubblicato su X dal segretario generale della Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel secondo anniversario dell’attacco terroristico di Hamas in Israele costato la vita a circa 1.200 persone. Guterres esorta a “porre fine alle sofferenze per tutti. Questa è una catastrofe umanitaria di una portata che sfida ogni comprensione; porre fine alle ostilità a Gaza, in Israele e nella regione, ora”. “Smettete di far pagare ai civili con la loro vita e il loro futuro. Dopo due anni di traumi, dobbiamo scegliere la speranza. Ora.”, ha aggiunto. La recente proposta del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per porre fine alla guerra a Gaza “offre un’opportunità che deve essere colta per porre fine a questo tragico conflitto. Un cessate il fuoco permanente e un processo politico credibile sono essenziali per prevenire ulteriori spargimenti di sangue e aprire la strada alla pace”, ha affermato Guterres.
LANCIATO RAZZO DA GAZA A ISRAELE
Un razzo lanciato dal nord della Striscia di Gaza verso Israele ha fatto attivare i sistemi di allarme a Nativ Ha’esra, in Israele, a ridosso del confine con l’enclave palestinese. Le Forze di difesa israeliane (Idf) riferiscono che il razzo “a quanto pare, è caduto nella zona. Finora non sono pervenute segnalazioni di vittime”. L’episodio avviene esattamente a due anni dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, quando centinaia di razzi furono lanciati verso Israele e altrettante centinaia di miliziani penetrarono la barriera difensiva con Israele uccidendo circa 1.200 persone.
– foto IPA Agency –
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