Vincenzo Pojana possedeva un palazzo in un angolo tra contrà Do Rode e corso Palladio, acquistò l’edificio apposto e nel 1561 chiese di poter unire le due strutture con un arco che scavalcasse contrà Do Rode.
La realizzazione ebbe luogo tra il 1561 ed il 1566: i due edifici furono collegati grazie ad un interessante soluzione che attraversa la contrada sottostante. La facciata del nuovo palazzo non è simmetrica al piano inferiore (lo si può ancora leggere nonostante gli sventramenti che l’edificio ha subito per l’apertura dei negozi): infatti le due arcate di destra dovevano fungere da ingresso. Il piano nobile è caratterizzato da sei le- sene giganti di ordine corinzio e cinque finestre a tabernacolo ed altre cinque quadrate superiori.
La paternità di Palladio deriverebbe dall’esistenza di un disegno, ma per il Centro Studi Andrea Palladio l’attribuzione a Palladio non si fonda su riscontri documentari né su disegni autografi, ma sull’evidenza della qualità architettonica dell’articolazione del piano nobile, con un ordine che abbraccia due piani, nonché del disegno di particolari, come gli elegantissimi e carnosi capitelli compositi e la trabeazione.
Tuttavia, elementi come le paraste prive di “entasi” poco si accordano al linguaggio palladiano degli anni Sessanta, tanto da far pensare che il disegno della porzione sinistra del palazzo Pojana sia frutto di un progetto giovanile di Palladio, poi esteso all’edificio confinante negli anni ‘60.
Da Storie Vicentine n. 6 gennaio-febbraio 2022