Contrà Barche è stata sin dall’antichità una zona artigianale lungo il fiume Retrone di Vicenza, con le sue manifatture che lavoravano i tessuti e necessitavano di scarichi sull’acqua. Un tempo confluiva anche il Bacchiglione tra il ponte romanico e l’antica piazza dell’Isola, e sorgeva il porto fluviale della città, teatro di carico e scarico delle merci e tanti scambi commerciali. Vicino c’è anche contrà Burci, nome che richiama l’origine del quartiere: il bùrchio o bùrcio è infatti un battello da carico di grandi dimensioni dal fondo piatto per poter navigare agevolmente nei bassi fondali della Laguna di Venezia.
Oggi sono sorti invece numerosi locali in questa contrada che si trova vicino al Teatro Astra e alla sede storica dell’Università, ma dopo la pandemia di Coronavirus ha aperto anche un laboratorio artigiano di un calzolaio casertano che produce scarpe su misura utilizzando la seta di San Leucio, secondo la tradizione serica tramandata sin dai tempi di Ferdinando IV di Borbone negli stabilimenti vicino alla Reggia di Caserta.
Il Re creò una città industriale di manifattura della seta, un vero e proprio modello industriale. “La fabbrica produsse una gamma ricchissima di tessuti, non riuscì mai a prosperare dal punto di vista economico, in quanto il lucro non era il suo fine. Infatti era un’industria di Stato, ma al sevizio della collettività, e quindi molto lontana dal concetto di industria dei nostri tempi”, riporta Napoli Artigianato Artistico.
“Faccio questo lavoro da quarant’anni – racconta invece il proprietario di Caprio e Crisci Luigi Caprio – ma con mia moglie ci siamo trasferiti e abbiamo aperto a Vicenza da due anni: la città è da sempre legata alla seta e alle stoffe, facciamo le scarpe a mano e lavoriamo anche borse e tessuti”.
Gli edifici di contrà Barche risalgono all’età medioevale, strette abitazioni e negozi alla quali fanno da contraltare alti palazzi dall’architettura pregiata. Cinquant’anni fa nello stesso negozio di Caprio c’era una panetteria, poi un altro artigiano che lavorava coltelli e forbici, mentre negli ultimi anni si trovava un venditore di acquari.
Ora è arrivata l’arte borbonica delle scarpe.