di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Con un voto travolgente di 427 a 1, la Camera dei Rappresentanti ha approvato la legge che ordina al Dipartimento di Giustizia di rendere pubblici tutti i file federali legati al caso di Jeffrey Epstein, il finanziere morto nel 2019 mentre era in custodia e accusato di traffico sessuale di minorenni. Un risultato storico che, al di là del merito, rappresenta una delle più clamorose sconfitte politiche della presidenza Trump. Per mesi la Casa Bianca e i vertici repubblicani avevano fatto di tutto per impedire che questo voto arrivasse in aula. Trump aveva esercitato pressioni dirette sui parlamentari definiti “ribelli”, arrivando a definire il sostegno alla proposta come “un atto ostile” nei confronti della sua amministrazione. Anche lo Speaker repubblicano Mike Johnson aveva tentato di bloccare la procedura parlamentare.
Ma la strategia si è ritorta contro chi l’aveva orchestrata. Un piccolo gruppo di repubblicane – tra cui Marjorie Taylor Greene – ha rifiutato di ritirare la propria firma dalla petizione che obbligava la leadership a portare il testo al voto. La maggioranza necessaria è stata raggiunta la scorsa settimana, con la firma decisiva della deputata democratica neo eletta dell’Arizona Adelita Grijalva. A quel punto, di fronte all’inevitabile umiliazione di una sconfitta in aula, Trump ha improvvisamente cambiato posizione, dichiarando che avrebbe firmato la legge. Una “conversione” tardiva, che molti repubblicani hanno accettato solo per non apparire in contrasto con il presidente. Lo stesso Johnson, pur avendo passato mesi a denunciare la proposta come pericolosa e “mal scritta”, ha ammesso la ragione del suo ribaltamento: “Nessuno di noi vuole essere accusato di non sostenere la massima trasparenza”, ha detto durante la conferenza stampa prima del voto. Tom Massie, repubblicano del Kentucky e co-autore della legge, ha commentato con parole eloquenti: “Lo Speaker è stato trascinato fin qui a calci e urla, ma eccoci”.
Marjorie Taylor Greene, che ha rotto clamorosamente con Trump sulla vicenda, ha avvertito: “Il vero test sarà se il Dipartimento di Giustizia rilascerà davvero i file o se resteranno bloccati nelle indagini“. La battaglia ora si sposta al Senato, controllato dai repubblicani, dove il leader John Thune non ha ancora assicurato un voto rapido. Il leader democratico Chuck Schumer ha promesso di forzare i tempi: “Gli americani hanno aspettato abbastanza”, ha dichiarato. Nonostante la frenetica retromarcia della Casa Bianca, il dato politico resta: l’Epstein Files Act arriva al Senato malgrado, non grazie, alla volontà del presidente. E per Trump, che per mesi ha tentato di bloccare il voto, il passaggio alla Camera segna un indebolimento visibile della sua presa sul partito.
– foto IPA Agency –
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