martedì, Marzo 4, 2025

Incentivare i giovani alla cultura

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(Articolo di Francesca Sanson da Vicenza In Centro n. 2-2025).

Brunello Cucinelli nel 2016 inaugurò il “bonus cultura” per i propri dipendenti da spendere in libri, teatro, musei e cinema. In ambito governativo fu istituita più tardi, nel 2017, una “app18” per i giovani maggiorenni per usufruire di un “bonus” del valore di 500 EU per biglietti online per teatri, cinema, libri e-book. Questo induce a riflettere su due aspetti: che la cultura deve essere stimolata presso i giovani con incentivi e dall’altro, che forse le istituzioni mancano di sistema e di struttura, affinché la presa di coscienza di una necessità quale la cultura faccia parte della nostra vita quotidiana come comperare il latte o fare benzina.
Forse il pensiero che Vicenza e l’Italia tutta sia un’immensa culla della cultura fruibile oggi e sempre ha generato un alibi. Se non si legge oggi si leggerà domani, se non si visita adesso il museo cittadino lo si farà un domani. Soprattutto fa riflettere che tale agevolazione sia specificatamente rivolta ai giovani, poiché induce a supporre che il desiderio di conoscere, di sapere nella gioventù non sia così istintivo. Si può pure suppore che la formazione scolastica non risvegli quel desiderio di esplorare il nostro passato, che resta tutto ciò che ciascuno di noi scientemente o inconsciamente ha comunque dentro di sé, e che è e sarebbe indispensabile portare alla consapevolezza. Nei tempi andati i giovani stranieri intraprendevano “Il Gran Tour”, lungo viaggio nell’Europa continentale destinato a perfezionare sapere e conoscenza che solitamente aveva quale destinazione l’Italia. E se nel XVIII secolo la conoscenza politica, culturale, artistica e delle antichità si focalizzava, per la gioventù, in Italia è singolare che si debbano stimolare le nuove generazioni italiane ad appropriarsi di cultura mediante “bonus”. Per carità, esemplare istituzione, per rafforzare quanto sia indispensabile conoscere ed allargare il proprio orizzonte, soprattutto negli anni della gioventù, ma l’ambiente italiano ove si cresce e si vive, la scuola stessa non costituiscono incentivi a solleticare la curiosità di ciascuno nel ricercare fame di approfondimento, di sapere? La società tutta necessità di generazioni dalle menti allargate, istruite non solo in ciò e per ciò che il mondo del lavoro richiede: la specializzazione. Che fine a sé stessa è un gravoso limite, se non addirittura una postilla, che obnubila la coscienza critica individuale, ne inficia la libertà e con l’individuo così formato genererà una società piegata agli interessi dei pochi.

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