ROMA (ITALPRESS) – “Noi pensiamo che la convocazione del Governo sia importante. Certo vanno messe alla prova dei fatti, ma le dichiarazioni di Meloni promettono bene, indicando una direzione che noi auspichiamo da tempo: un’alleanza tra istituzioni e parti sociali sulla sicurezza. Cominciamo da qui, e poi apriamo a un patto per il lavoro che affronti e leghi incrementi salariali e di produttività, innovazione e formazione, buona flessibilità contrattata e partecipazione”. E’ quanto sottolinea la leader della Cisl, Daniela Fumarola, in un’intervista a Il Foglio.
Sulla mobilitazione rilanciata da Landini sulla sicurezza sul lavoro in occasione del primo maggio Fumarola chiarisce: “Che il tema debba essere il baricentro di un campo di azione condiviso non ci piove: lo abbiamo detto insieme il primo maggio. Il punto è dare al dialogo una chance e capire se c’è un comune sentire sulla direzione da intraprendere. Quello che serve è una ‘coalizione dei volenterosi’ che facciano da apripista su obiettivi immediati e orizzonte strategico. Bisogna collegare emergenza e prospettiva, rafforzando le sinergie sulla sicurezza, elevando retribuzioni e sviluppo, accelerando la quantità di spesa del Pnrr, dando al Paese le riforme che attende da tempo”.
Alla domanda su cosa si aspetta dall‘incontro di giovedì con il Governo, la leader Cisl risponde: “L’inizio di questo cammino, con un confronto focalizzato sulle azioni da mettere in campo contro morti e infortuni nel lavoro”. Infine sul referendum della Cgil, Fumarola sottolinea: “Si continua a guardare al futuro con lo specchietto retrovisore. Ma così si rischia di andare a sbattere. Il referendum è uno strumento sbagliato nel merito e nel metodo. Nel metodo non risolve le questioni che pretende di affrontare: non ristabilisce l’art.18 ma anzi fa tornare le tutele alla Legge Fornero, riducendo il numero di indennità riconosciute al lavoratore in caso di licenziamento. Ma è soprattutto nel merito la nostra critica. Una battaglia di retroguardia che non intercetta i problemi reali del mercato di lavoro di oggi. Che sono criticità di ordine prevalentemente qualitativo, non quantitativo. Quella delle politiche attive ancor oggi la più grande sfida da cogliere”.
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