martedì, Dicembre 16, 2025

Dalle colline veronesi alle Langhe: quando le dolci alture offrono paesaggi e vini memorabili

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(Articolo di Michele Lucivero sui vini veronesi e delle Langhe da VicenzaPiù Viva n. 303sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Lo spettacolo paesaggistico che offre l’Italia è ineguagliabile e questo va detto senza necessariamente dover ricorrere a meschini paragoni con altre zone del mondo, ma solo per imparare a valorizzare la varietà idrogeologica e geomorfologica del nostro territorio. In Italia abbiamo la fortuna di poter passare con disinvoltura dal mare al lago e poi dalla collina alla montagna nel giro di poche ore di viaggio e questo non è così scontato girando per l’intero globo. In questo frangente, tuttavia, vorremmo valorizzare una formazione geologica, la collina, che non solo è diventa una meta turistica estremamente apprezzata a livello internazionale, ma è, per quanto ci riguarda, la zona climatica d’elezione della viticoltura grazie all’escursione termica e alla particolare esposizione solare in combinata con il tipo specifico di terreno, elementi che rendono il prodotto vinicolo unico e irripetibile. Basti pensare alle colline toscane, a quelle trevigiane di Valdobbiadene oppure a quelle
trentine per richiamare alla memoria vini di grande qualità, ma qui, in verità, vorremmo esaltare le peculiarità delle colline piemontesi delle Langhe e quelle veronesi della Valpolicella e non solo. Proprio intorno alla Valpolicella si estende la maggior parte dei vigneti della casa Tenimenti dal Moro, una cantina storica che lavora in vigna da tre generazione e che offre il top di gamma dei vini veronesi di quella zona. Del resto la vocazione vitivinicola della Valpolicella è scritta della sua presunta etimologia, sebbene sia piuttosto fantasiosa, documentata solo a partire dal XII secolo e, quindi, tutto sommato, altamente improbabile.

Nizza-Viti-Vecchie
Nizza-Viti-Vecchie

Molti, infatti, fanno risalire il termine Valpolicella a Vallis-polis-keller, che richiamerebbe il latino “vallis” per valle, il greco “polis” per molte e, infine, la radice germanica “keller” per cantine, così da forgiare ad hoc un nome per ciò che si vuole raccontare, cioè una “valle dalle molte cantine”, che è anche molto romantico! Ad ogni modo, quello che vogliamo presentare in questo numero è un vino che viene prodotto da vigneti situati nelle altrettanto dolci colline di Soave, più a est rispetto alla Valpolicella, caratterizzate da suoli prettamente vulcanici. Questo Soave DOC 2021 è un bianco prodotto interamente da uve Garganega, raccolte durante la seconda metà di settembre. Alla vista si presenta di colore giallo dorato, brillante e trasparente, e una volta avvicinato al naso svela profumi floreali di gelsomino, acacia e poi un fruttato di pesca gialla e agrumi con spiccate note minerali e di erbe aromatiche. In bocca è secco, sapido con una media persistenza da elevarlo tra i vini bianchi di discreta qualità.

I sedici ettari di vigneti di Gianni Doglia, enologo e profondo conoscitore del territorio del Piemonte, si trovano a Castagnole delle Lanze, in provincia di Asti, e sono coltivati direttamente da lui e dalla sua sorella Paola, produttori che hanno deciso di rimanere una piccola azienda a conduzione familiare con lo scopo di dedicare un’attenzione particolare all’intera filiera produttiva. Certo, loro ci mettono passione ed esperienza, ma inutile nascondere che ci troviamo in un territorio vocato alla produzione enologica d’eccellenza, non a caso Patrimonio dell’UNESCO.
Tra le varie proposte di Gianni Doglia, abbiamo degustato un Barbera Nizza DOCG Viti vecchie, un rosso prodotto da vitigni Barbera della zona di Nizza Monferrato che hanno ben 45 anni. Caratteristico è anche il processo di vinificazione, infatti, dopo la macerazione il vino affina in barriques nuove e già usate per circa 18-24 mesi e riposa per altri 6 mesi in vasca d’acciaio per favorire una stabilizzazione naturale. Alla vista si presenta di un rosso rubino limpido e trasparente, mentre al naso emergono sentori di lampone, ciliegia, more, un florale definito di viola, ma anche sentori eterei e balsamici tipici di un vino dalla persistenza lunga e dalla qualità definita. All’assaggio i tannini sono ancora poco polimerizzati, in fondo è un vino giovane che ha bisogno di affinare ancora, ma è evidente la struttura e l’equilibrio di un vino che tra qualche anno potrà dare grandi risultati.

Abbinamenti
Per l’abbinamento ci piace molto spesso, anche per esaltare le tipicità regionali, rimanere nel territorio di produzione del vino, per cui abbiamo pensato di accostare al Soave DOC un pesce di lago, una trota, magari in crosta di pane per avere un piatto piuttosto completo o, in alternativa, un risotto leggero insieme ad un carpaccio di orata. Per quanto riguarda il Barbera Nizza, invece, abbiamo pensato di esaltarlo con uno spezzatino di selvaggina oppure con una sella di capriolo, ma se proprio non ci si vuole appesantire, noi non disdegniamo mai una bottiglia di una certa importanza come questo Barbera in compagnia di nient’altro che di ottimi amici!

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