(Articolo di Adriano Bevilacqua da Vicenza In Centro n. 12, periodico dell’associazione Vicenza in Centro aps).
Fu nell’anno 1532 che Ippolito Da Porto, capitano dell’imperatore Carlo V, nella guerra contro Federico duca di Sassonia, guidando una compagnia di lancieri, catturò il duca Federico e lo consegno prigioniero al suo imperatore. Carlo V, grato per questa impresa, in Bologna, il 14/12/1532, elevò il castello di Vivaro, Valvegna, Val Leogra e Dueville, a contea, assegnandola ai Da Porto con il titolo trasmissibile alla discendenza maschile, di conti Palatini ed un premio di 400 scudi d’oro annui. Ippolito non fu l’unico personaggio famoso della famiglia Da Porto. Questa famiglia, forse proveniente dal porto di Gruaro e forse dal Portogallo, fin dal X secolo faceva parte del Comitato vicentino in qualità di vassalli del vescovo. Moltissimi ed illustri i discendenti della famiglia. Politici per la Serenissima o condottieri imperiali. Iseppo Da Porto fu un importante politico a Venezia. Gianbattista Da Porto fu prefetto generale della Repubblica di Venezia e fu anche governatore di Candia. Un ramo della famiglia si trasferì in Sicilia, a Messina, con Nicolò Da Porto nel XVI secolo. Con il titolo di baroni, possedettero i feudi di Bigini, Sommatino, Tripi e Regalmuti. Un Gaspare, nel 1625, ottenne il titolo di conte di Sommatino. A Vicenza, furono i Da Porto tra i maggiori committenti dell’architetto Andrea Palladio. Sulla strada che dal corso principale arriva fino alla cinta di pie de muro, la famiglia costruì ben 7 palazzi, tanto che la via fu chiamata in loro onore, contrà Porti. Manca lo spazio, anche solo per elencare tutti i palazzi e le ville fatte costruire dai Da Porto.
Sicuramente il personaggio più conosciuto fu Luigi Da Porto. Luigi di Bernardino ed Elisabetta Sovergnan, nacque a Vicenza nel 1495. Rimasto orfano in tenera età, fu allevato dal nonno paterno Gabriele e avviato agli studi letterari.
Intraprese poi la carriera militare. Nel 1509, fu messo al comando di una compagnia di cavalleria leggera della Serenissima. Nella battaglia del 21/06/1515, vicino al Natisone, per un colpo di lancia, fu ferito al collo. La ferita, che lo lasciò zoppo, lo convinse a ritirarsi nella villa di proprietà della famiglia a Mont’Orso (l’odierna Montorso)
Quì si dedicò alla poesia ed alla prosa. Fu pubblicato un volume, con numerose rime e prose raccolte in un libro postumo, dedicato al cardinale Pietro Bembo. In questo troviamo L’historia novellamente ritrovata di due amanti.
L’amore tra Giulietta e Romeo, rinarrata dopo 80 anni, da William Shakespeare. Sicuramente, la vista delle due rocche scaligere di Montecchio, che poteva scorgere durante l’ozio forzato nella villa di Montorso, gli furono di ispirazione, almeno per il cognome di Romeo, nel raccontare la triste vicenda dei due amanti.
Adriano Bevilacqua