venerdì, Agosto 1, 2025

Città Mediterraneo e Oikos insieme per la pace, firmato il Patto di Castel Gandolfo

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ROMA (ITALPRESS) – Firmato il Patto di Castel Gandolfo per la pace, insieme ai giovani e alle città del Mediterraneo. Verso una politica per la cura, tanti i sindaci, i vicesindaci e gli assessori all’Urbanistica, insieme a tutti loro l’eurodeputato Dario Nardella. Tra i firmatari: Palermo, Catania, Napoli, Catanzaro, Reggio Calabria, Bastia (Francia), Mugla (Turchia), Istanbul (Turchia), primi sostenitori del paradigma della cura come base per un impegno comune, mosso dall’ascolto delle giovani generazioni nell’ottica dell’ecologia integrale. Dialogo già avviato con città di Libano (Kherbet Kanafar) e Tunisia (Mahidia).

Durante la II edizione della Summer School “Intrecci di dialogo” (24-30 luglio 2025, promossa da OIKOS – Centro di Ecologia Integrale del Mediterraneo), numerosi i principi elaborati per la stesura del testo, partendo dall’ascolto dei giovani. Accompagnare, riparare, nutrire, far fiorire ciò che è vulnerabile, promuovendo giustizia, rispetto e attenzione per le generazioni future. Un impegno fondato sull’ecologia integrale: questa la volontà che ha nutrito il Patto e che ha segnato il punto di partenza per una visione contemporanea, nuove relazioni, professionalità, economie, politiche, percorsi che possono avere luogo solo con il proposito del cambiamento e la ricerca di un futuro migliore.

Come si legge nel proemio del Patto, “In un’epoca che cerca salvezza nell’accelerazione dell’intelligenza, non basta più il solo amministrare” e con un contributo della filosofa Luigina Mortari la considerazione che “Occorre assumere l’onere del governo, osare il passaggio da amministratori ad artefici della cura, che consiste nel prendersi a cuore la vita”.

E ancora, “Solo così sarà possibile la fioritura di una pace, non solo sutura dei conflitti, ma giardino della fraternità con tutti, per tutti e di tutti: non solo welfare e benessere ma bonheur, buen vivir, ubuntu! Le città non possono essere costruite sull’esclusione o sulla sottomissione, ma solo sulla partecipazione, la libertà e l’appartenenza condivisa. Con questo Patto, sottoscritto a Castel Gandolfo, ci impegniamo a costruire l’intreccio della vita, rete operativa tra città diverse ispirata alla “diplomazia delle città” di Giorgio La Pira, ma unite dall’intento di prendersi cura della vita, per pratica trasformativa, concreta, duratura”, si legge nel documento firmato tra OIKOS e le città. “Tre sono le crisi di oggi, culturale, politico-istituzionale e democratica, che possono essere affrontate con altrettante chiavi: il Mediterraneo, le città (e i sindaci) e i giovani”, così l’eurodeputato Dario Nardella.

“Il Mediterraneo è il luogo centrale per affrontare la crisi culturale, essendo punto di incontro (o scontro) tra religioni, etnie e flussi migratori causati da guerre in Africa subsahariana, Gaza e Ucraina. La crisi culturale è segnata da scontri religiosi ed etnici e da guerre che trovano nel Mediterraneo un punto concentrico, con risvolti geopolitici anche dalla guerra in Ucraina. Ancora, la crisi politico-istituzionale vede un’Europa molto fragile, minacciata dal nazionalismo e dal protagonismo di altri grandi giganti, esposta a una politica estera stabilita anche dalla nuova amministrazione americana che ha fatto saltare il multilateralismo, basata più sulla muscolarità e sulla legge del più forte. Questa crisi non è solo dell’Europa, ma di tutte le democrazie e dei governi che non riescono più a dialogare tra di loro. Le città, attraverso la diplomazia dei sindaci, possono superare i limiti degli Stati. Infine, la crisi democratica è affrontata dai giovani, che sono i primi a ribellarsi contro le minacce alle libertà e ai diritti fondamentali, come visto in Serbia, Turchia, Europa e Stati Uniti, protestando contro tragedie umanitarie e crimini contro l’umanità a Gaza e in Palestina”. “Lì dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva” afferma il poeta Friedrich Hölderlin.

“La vulnerabilità del Mediterraneo diventa l’opportunità per un cambio di paradigma e per assumere la consapevolezza che ‘tutto è connesso’ come si afferma nella Laudato Si’ – dice Francesco Zecca, presidente OIKOS quindi siamo tutti interconnessi, e ‘nessuno si salva da solo’. Queste due verità ci guidano per innescare un processo di cura e di pace attiva con le città del Mediterraneo, mettendo al centro i giovani, perché abbiamo bisogno, per rispondere alle grandi sfide che vengono dal contesto mediterraneo, di fare emergere una nuova generazione di attori del cambiamento e un pensiero meridiano che inneschi nuovi modelli di sviluppo nell’ottica dell’ecologia integrale e del genius loci”.

Tra gli impegni condivisi, nel quadro della partnership OIKOS-PPAN Academy Futureproof cities per le sue competenze specialistiche: – la partecipazione alla costruzione di un hub dei giovani del Mediterraneo per promuovere la contaminazione delle idee; – il disegno di un referente locale della pubblica amministrazione per seguire le attività della rete e contribuire alla condivisione di contenuti, esperienze e pratiche; – l’adesione a un percorso di alta formazione per i funzionari e i tecnici delle città aderenti, ispirato all’ecologia integrale e all’approccio che racchiuda teoria e prassi, con attività di interscambio, analisi comparativa e co-progettazione; – l’ospitalità, nel corso del 2026, di un’iniziativa territoriale della rete, con il coordinamento OIKOS-PPAN Academy, favorendo l’interazione tra comunità, esperti e istituzioni; – l’attivazione di un laboratorio di “giornalismo urbano” in collaborazione con alcune scuole secondarie delle città (16-18 anni), e rappresentanze degli atenei, volto a coinvolgere i giovani nel racconto e nella co-costruzione delle politiche urbane, con l’obiettivo di creare una piattaforma di narrazione collettiva positiva mediterranea; – l’accoglienza dell’approdo simbolico di una nave di ricerca, quale hub itinerante per la cultura urbana e l’ecologia integrale.

“Noi amministratori siamo hacker del sistema. Siamo i ribelli, quelli sempre in prima linea. Oggi ci vogliamo chiedere con franchezza: dove vogliamo stare? Dentro una bolla o nell’intreccio (richiamando il titolo della Summer School, Intrecci di dialogo)? Il luogo della complessità è anche il posto della sorellanza e della fratellanza, dove si intersecano natura e comunità. Questo è il nostro avamposto che ci porta a fare scelte di campo per poter dare risposte efficaci. Lo sforzo comune che dobbiamo fare è orientarci verso un riposizionamento. Dobbiamo rimettere in moto i meccanismi generativi del valore, perché l’urbanista ha questo obiettivo: rigenerare per tornare e generare valore urbano. Le risposte che dobbiamo dare non sono solo per le generazioni di oggi, ma anche per quelle che ancora non ci sono e che non possono esprimere bisogni e necessità”, afferma Maurizio Carta, assessore all’Urbanistica e pianificazione strategica territoriale e costiera di Palermo.

“La storia del Mediterraneo è parte integrante di un sistema che si traduce in risorse e opportunità, un luogo generativo. Il compito fondamentale di chi avvia un processo di trasformazione urbana è pensare alle risorse, mobili e immobili, ma senza una società equa non ci sono risposte giuste e non c’è futuro, per questo è necessaria l’idea di riparare e curare. Una società equa che ci obbliga a rispondere ai bisogni, perché il bisogno determina l’impossibilità di avere una buona capacità critica e di analisi. Oggi un enorme parte della popolazione vive una drammatica polarizzazione tra città dei ricchi e città dei poveri. Due elementi dobbiamo guardare: il lavoro e la formazione culturale. Elementi che liberano dal bisogno e che fanno in modo che non ci si assoggetti all’utilitarismo e alla criminalità organizzate. In Sicilia tanti giovani se ne vanno, ci dobbiamo chiedere: quali saranno le future classi dirigenti se non impariamo a curare i territori?”, spiega Paolo La Greca, vicesindaco e assessore all’Urbanistica alla Mobilità e ai rapporti con l’Università di Catania.

Oggi le città sono impegnate in prima linea a costruire un’alternativa più equa al modello di accumulazione della rendita finora praticato in molte capitali europee. Questo Patto è una spinta in questa direzione. E il Mediterraneo è lo spazio politico che ci consente di superare la dicotomia nord e sud, perché nel Mediterraneo ci sono mondi diversi, complessità trasversali capaci di coesistere. Le città sono una frontiera, lo spazio in cui si affrontano i problemi, anche se limitate rispetto ai poteri che sarebbero necessari per essere incisivi. Io credo che in questo tempo di nazionalismi e fronti di guerra, le città hanno un compito fondamentale: contrastare modelli estrattivi che creano disuguaglianze e percorrere traiettorie più eque e inclusive”, sottolinea Laura Lieto, vicesindaca e assessora all’Urbanistica di Napoli.

“Alla base c’è la responsabilità degli amministratori di focalizzare l’attenzione sui giovani che sono una vera risorsa per le città, il Mezzogiorno e il Paese. Rafforzando la cultura della responsabilità, insieme si può costruire la pace. Sviluppare politiche dell’accoglienza e mettere insieme alcuni temi, come la cura, l’ecologia, la salute, il decoro urbano, l’accoglienza, il lavoro, la formazione e costruire spazi comuni e collettivi che consentano di rafforzare relazioni sociali. Prendersi cura della città, vuol dire prendersi cura delle persone. Con un patto intergenerazionale”, dice Giuseppina Iemma, vicesindaca e assessora all’Urbanistica e alle Politiche del mare e ai rapporti con il sistema sanitario di Catanzaro.

“La creatività è il futuro, abbiamo parlato di spazio, ma soprattutto di come si usa il tempo e come i saperi danno forma allo spazio, e nutrono le persone che creano comunità. Il mondo funziona sulla base di due sistemi: attrazione ed espulsione. Ancora, bisogna chiedersi le dinamiche migratorie da cosa dipendono? E se governiamo diventiamo dei soggetti che traguardano obiettivi di lunga durata in un ambito di visioni non solo sul dove dobbiamo arrivare, ma anche sul come. Dovremo lavorare a valorizzare le risorse per creare occupazione e non fare più in modo che il nostro territorio perda popolazione e patrimonio”, sottolinea Paolo Malara, assessore all’Urbanistica, alla Città sostenibile e accessibile di Reggio Calabria.

“La regione del Mediterraneo condivide un mare comune, ma soprattutto la cultura comune. Tutti noi abbiamo problemi simili: traffico di esseri umani e immigrazione, dunque la cooperazione è fondamentale. Noi abbiamo un motto: dobbiamo stabilire la pace guardando al futuro e le nuove generazioni sono il nostro futuro, il futuro del mondo. Immagino una rete mediterranea che si basa sulla collaborazione e il rispetto dell’altro, costruendo sinergie. Con questo Patto sarà più semplice indirizzare le politiche nazionali in questa area. Senza confini i paradigmi stanno cambiando, le città sono degli hub importanti per le relazioni internazionali”, spiega Erhan Ayaz, consigliere del sindaco della città metropolitana di Mugla. “Tra i giovani rileviamo in generale una mancanza di speranza, serve scommettere su progetti che traguardano i prossimi 10, 20 e 30 anni. La Corsica è l’isola più piccola del Mediterraneo occidentale, meno di un decimo della Sicilia, ma con problematiche comuni. I nostri sono piccoli problemi e grandi problemi, affrontarli con il paradigma della cura è una ricetta che condividiamo. Quello che preoccupa è il benessere dei giovani che vacilla. All’orizzonte si vedono poche risorse e pochi spazi di condivisione che abbiamo invece riscontrato in questa Summer school. Ridare fiducia ai giovani è il nostro obiettivo. Ognuno deve avere diritto ad essere felice a casa propria”, aggiunge Pierre Savelli, sindaco di Bastia.

“L’idea del Mediterraneo come mare di pace e di gioia piuttosto che luogo di morte e sofferenza, è un’idea molto potente. Oggi coloro i quali lottano per la causa della pace sono percepiti come ingenui. Noi a Istanbul non siamo ingenui, stiamo difendendo la pace, la democrazia e la giustizia. Ed è per questo che il nostro sindaco, Ekrem Imamoglu, è stato arrestato e che alla Summer School ha voluto scrivere una lettera dal carcere. Siamo in piena crisi democratica e ce ne stiamo facendo carico. C’è anche una carenza di moralità che attraversa tutto il mondo. Il male non si può eliminare, ma il silenzio è una scelta che protegge i potenti e abbandona i vulnerabili. Il silenzio non è neutralità, scegliere il silenzio, per esempio davanti a Gaza, diventa una forma di complicità. Oggi, le città possono essere dei luoghi di libertà. Il Mediterraneo è sempre stato un mosaico, ha una memoria di coesistenza di diverse identità e di scambio. La cultura è l’unica che affossa il potere della demagogia e non chiude porte”, conclude Mustafa Osman Turan, consigliere del sindaco di Istanbul.

– Foto Ufficio stampa Oikos –

(ITALPRESS)

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