giovedì, Marzo 20, 2025

Roberto Benigni e “Il sogno”, un viaggio tra Europa, storia e libertà

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MILANO (ITALPRESS) – A dieci anni da I dieci comandamenti, Roberto Benigni è tornato in televisione con Il Sogno, show in diretta su Raiuno e in Eurovisione, in contemporanea su Rai Radio2 e in streaming su RaiPlay.

Il premio Oscar ha alternato ironia e riflessione, tra attualità, storia e politica. Con il suo inconfondibile stile, Benigni ha messo in fila temi che sono andati dalla costruzione dell’Unione Europea ai pericoli del nazionalismo, da Ventotene alla cura per la guerra passando per battute su Elon Musk, Giorgia Meloni, Donald Trump e il panorama internazionale.

Tra riferimenti al passato e alla contemporaneità, il comico toscano ha portato in scena un monologo in cui ha celebrato le conquiste dell’umanità e messo in guardia sui rischi del presente. Roberto Benigni ha aperto il suo show Il Sogno salutando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “che so che ci sta guardando”, e papa Francesco. “Come non salutare il Santo Padre, che guarisca presto. Ieri ha detto una frase che mi ha commosso: bisogna disarmare le parole per disarmare le menti e la terra. Che papa meraviglioso che abbiamo!”.

Non mancano battute su Donald Trump e Elon Musk, con riferimenti ai recenti eventi di Sanremo. “Mi ha chiamato Meloni e mi ha rassicurato: tra me e Musk non c’è niente, lo giuro sulla mia Tesla”, ha scherzato. L’attore si è soffermato sul ruolo dell’Europa nella storia dell’umanità, elencando le conquiste culturali e scientifiche del Continente: “La circolazione del sangue, la chimica moderna, la coscienza di classe, l’interpretazione dei sogni, la natura del tempo e dello spazio, la struttura dell’universo, come spaccare l’atomo”.

Benigni non ha mancato di sottolineare anche le contraddizioni delle guerre: “Una gara, una gara a chi la inventava più bella! Anni di guerra senza smettere mai. Nessuno si ricordava più perché era cominciata. Erano morti loro, i figli, i nipoti. Ma perché facciamo questa guerra? Boh, guarda su Wikipedia. Solo che Wikipedia all’epoca non c’era”.

L’attore ha poi riflettuto sul Novecento e sul percorso che ha portato alla nascita dell’Unione Europea. “Abbiamo fatto un po’ tardi, ma l’abbiamo fatto. Cos’è che caratterizza davvero il Novecento, che lo distingue da ogni altro secolo?”, chiede al pubblico per arrivare all’Unione Europea. “Ci siamo arrivati tardi, ma alla fine ci siamo arrivati. La Società delle Nazioni, l’ONU, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Fondo Monetario Internazionale e, infine, l’impresa più straordinaria di tutte: l’Unione Europea”.

“Non c’è epoca della storia umana dove si sia visto qualcosa di simile”, ha continuato Benigni, sottolineando il valore di un’unione che per la prima volta ha visto Stati sovrani decidere liberamente di concedere parte della loro sovranità a un’istituzione comune. “Non più la divisione, ma l’unità. Non più la sopraffazione, ma un modo completamente nuovo di stare nella storia”.

Anche Putin “vuole entrare in Europa, ma lo fa a modo suo, con i carri armati”, ha detto sottolineando con sarcasmo l’attuale scenario geopolitico. Il monologo ha poi toccato il tema del nazionalismo e i rischi che questo comporta per la stabilità europea. “State attenti, perché il cammino non è concluso. Dobbiamo stare vigili, perché nella storia dell’Europa la guerra non è stata un’eccezione, ma la regola”, ha ricordato evidenziando come il nazionalismo sia stato il carburante di tutte le guerre europee degli ultimi due secoli, contrapponendolo ai principi fondativi dell’Unione Europea.

“Il nazionalismo non è un’ideologia politica, è una fede integralista, un’ossessione”, ha aggiunto riflettendo sul valore della pace in Europa. “Io appartengo alla prima generazione della storia d’Europa che non ha conosciuto la guerra. E voi sarete la seconda, la terza, forse la quarta. Questo è un fatto colossale, clamoroso, miracoloso”.

Il monologo si è soffermato poi sul patriottismo e sulla visione di un’Europa unita, citando Garibaldi: “Nel 1860 scrisse una lettera alle potenze europee, dicendo che era giunto il tempo di smetterla, di passare la vita a minacciarsi, a farsi la guerra, a odiarsi, a uccidersi. E come si può fare? Per esempio, scrisse: supponiamo che l’Europa formasse un solo Stato. Formiamo un solo Stato in Europa”.

“Il vero patriottismo, che è amore, esclude il nazionalismo, che è odio. Perché i nazionalisti odiano il mondo. Ne hanno paura. Il motore dei nazionalisti è la paura”, ha aggiunto. Riferendosi alla Seconda guerra mondiale, racconta l’origine del Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, ricordando come le loro idee abbiano gettato le basi per la nascita dell’Unione Europea: “Questi nomi bisogna conoscerli, bisogna ricordarseli, perché sono stati degli eroi, gli eroi della nostra storia”.

Benigni non ha dimenticato una riflessione sul valore della pace: “Io appartengo alla prima generazione della storia d’Europa che non ha conosciuto la guerra. E voi sarete la seconda, la terza, forse la quarta. Questo è un fatto colossale, clamoroso, miracoloso”.

-Foto ufficio stampa show “Il sogno”-
(ITALPRESS).

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