mercoledì, Febbraio 5, 2025

L’intelligenza artificiale non è più futuro

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(Articolo di Enrico Rossi da Vicenza In Centro n. 1 del 2025, periodico dell’associazione Vicenza in Centro aps).

L’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence) è una tecnologia informatica che rivoluziona il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina, e le macchine tra di loro. Possiamo definire l’AI come un processo attraverso cui le macchine e i sistemi informatici simulano i processi dell’intelligenza umana. Le applicazioni specifiche dell’IA includono sistemi come l’elaborazione del linguaggio naturale, il riconoscimento vocale e la visione artificiale. L’intelligenza artificiale fornisce ad un robot qualità di calcolo che gli permettono di compiere operazioni e “ragionamenti” complessi, fino a poco tempo fa caratteristiche esclusive del ragionamento umano. In definitiva: l’intelligenza artificiale è una sezione di linguistica informatica che si occupa della formalizzazione di problemi e compiti simili a quelli eseguiti da una persona. Al giorno d’oggi si tratta di una sotto disciplina dell’informatica che si occupa di studiare la teoria, le tecniche e le metodologie che permettono di progettare sia i sistemi hardware che quelli software in grado di elaborare delle prestazioni elettriche che simulano una pertinenza dell’intelligenza umana. In generale, i sistemi di IA funzionano grazie al fatto che riescono a processare enormi quantità di dati. In questo modo creano correlazioni e modelli usati per fare previsioni. Questo processo consente a un chatbot (software che simula ed elabora le conversazioni umane es.Zendesk, ChatGPT e Gemini) di produrre scambi di informazioni realistici o a uno strumento a imparare a riconoscere le immagini. Le attuali applicazioni dell’IA sono presenti, sempre più, nel settore della comunicazione, sanitario, industriale, finanziario, nella gestione del rischio, nelle auto a guida autonoma, per migliorare l’agricoltura e persino a personalizzare l’apprendimento degli studenti. Il problema è che stiamo delegando, in maniera inconsapevole, a delle macchine questioni sempre più importanti e personali. Il nostro smartphone ci spia? Non è una sensazione, ma una realtà̀ figlia della cosiddetta profilazione o targhettizzazione pubblicitaria. Tutti i servizi digitali che utilizziamo ci usano e ci guardano. Mentre faccio una ricerca, viene subito comunicata all’investitore pubblicitario che si preoccupa di farmi arrivare qualcosa che verosimilmente mi interessa. Se parliamo del riconoscimento facciale intelligente, c’è il divieto assoluto a farvi ricorso, salvo episodi specifici in cui sia un giudice a ordinarlo. L’AI Act stabilisce per ora che questo tipo di soluzioni algoritmiche presenta un rischio inaccettabile e quindi le vieta. Il diritto alla privacy prevale sull’utilità̀, ancorché́ nobile. È assolutamente indispensabile regolamentare legislativamente l’IA al più presto. Il 1° agosto 2024 è entrato in vigore il regolamento europeo sull’ IA che demanda agli Stati Membri la legislazione. Ad oggi, in Italia non esistono ancora leggi o decreti specifici che regolamentano l’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, esistono una serie di leggi e decreti generali che possono essere applicati all’AI, come la legge sulla privacy (GDPR), la legge sul copyright (legge 22-04-1941 n. 633) e la legge sulla sicurezza informatica (legge 109/2021).
dott. Enrico Rossi

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