mercoledì, Febbraio 5, 2025

L’oratorio del Gonfalone a Vicenza

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(Articolo di Francesco Borasco su oratorio del Gonfalone da Vicenza In Centro n. 10, periodico dell’associazione Vicenza in Centro aps).

Non so per voi ma per me è stata la prima volta. Non mi ero mai trovato ad osservare interessato come si comportano le persone quando entrano in un luogo sacro o che ritengono tale. Gli atteggiamenti che assumono in quelle occasioni sono svariati: devozione (specie le donne), rispetto, curiosità o addirittura indifferenza. I primi visitatori sono stati alcuni passanti incuriositi dall’insolita apertura dell’Oratorio del Gonfalone. Dopo una breve occhiata all’ambiente se ne uscivano indifferenti. Entrò poi una signora che, dopo una sentita genuflessione ed un lento segno della croce, si avviò verso lo splendido e sontuoso altare. Si fermò all’inizio dei banchi e dopo una breve pausa meditativa si guardò attorno come per cercare qualcuno a cui comunicare qualcosa.
A nome di Vicenza in Centro mi sono avvicinato. Non facendo caso alla mia presentazione, la signora intraprese un suo racconto: “…io in questa chiesa mi sono sposata anni fa tutta in bianco con un abito lungo, con lo strascico, due damigelle. Lo sposo era molto in ritardo, io ero sulle spine, poi arrivò e tutto finì bene, tutto finì in gloria…”. Mi congratulavo perciò con lei, che ne fu felice e, con gli occhi lucidi, e si avviò con gioia. Giunta sulla porta si girò per rivolgermi un lieve sorriso di ringraziamento. Seguirono altri visitatori. Quasi al momento della chiusura entrò una signora dai modi frettolosi. Si fece un veloce segno della croce. Diede uno sguardo affrettato a tutta la chiesa e poi si avvicinò per dirci che veniva dal Belgio, emigrata, però in quella chiesa da piccola non era mai entrata da sola. Le avevano insegnato che la chiesa è la casa di Gesù e quindi aveva paura di trovarselo di fronte. Comunque, in quella stessa chiesa ricordava di aver pregato a lungo per l’indulgenza plenaria in favore del nonno, morto in quel periodo. La sua mamma le aveva spiegato più volte di cosa si trattava ma lei all’epoca non lo capiva appieno e, per vero, ancora oggi non sa cosa sia. Le rispondemmo candidamente che avrebbe potuto rivolgersi ad un ministro della chiesa. Con un leggero sorriso ci salutò e uscì. Così chiudemmo quella prima giornata.

 

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