Eugenio Gramola per tutti era Genio del dazio. Era una persona gentile ed affabile dalle mille risorse. Aveva il compito di riscuotere le imposte (dazio) sulle merci vendute nel territorio comunale come pure sulle macellazioni dei suini delle quali vigeva l’obbligo di avviso.
Non si è mai saputo come facesse ma chi tentava a farla franca se lo trovava in corte con la bicicletta o col mitico motorino, con la borsa d’ordinanza in mano che non prevedeva niente di buono. Non era raro incontrare per strada in orari ben definiti, biciclette col birocio tacà, con na querta sora che lasciava trasparire la sagoma di una damigiana o di un “vesoeto” , un piccolo tino, e come accordi: vien tore el vin alle do o alle sette chel dassiaro le casa.
Genio l’era sempre sorridente ma non si capiva se era cordialità o presa in giro, aiutava all’anagrafe e andava per le case dove c’erano ragazzi a fine obbligo scolastico per offrire posti di lavoro. Ma dove Genio si esprimeva al meglio era nell’organizzazione di eventi: sagra, mostre, eventi sportivi, tombole, cerimonie e ricorrenze.
Famosa e partecipata era la corsa ciclistica del 4 novembre, denominata “il circuito degli assi”. Indimenticabile era pure il suo tono di voce quando presentava o faceva qualche discorso, un tono che ricordava i commentatori dei cinegiornali degli anni 30/40.
Eugenio Gramola nacque il 23 settembre del 1919 e ci ha lasciato a qualche giorno dal compimento dell’85º compleanno. Della sua infanzia non ne parlava, si sa solo che i suoi primi vent’anni li passò in un collegio a Chiampo fino al diploma di ginnasio.
Allo scoppio della guerra 1940/45 fu spedito in Jugoslavia; fu poi deportato nel campo di concentramento ai margini di Berlino. Fu liberato dai russi e ritornò a piedi a settembre. Dal 1947 al 1977 fu impiegato comunale in paese dove aveva anche il compito di riscuotere il dazio seppur non avendone titolo. Nel 1949 si sposò con Milena Perin. Dal 1954 fino alla sua scomparsa fu presidente della locale associazione nazionale combattenti e reduci.
Organizzava le attività del calcio Quinto, l’associazione ciclistica Pejo e la Sagra del 4 novembre. Faceva parte della filodrammatica del paese. Corrispondente del Gazzettino per la cronaca locale da metà anni 50 fino al 1985. Nel 1979 con il locale club bianco rosso di cui era socio fondatore, diede vita ad un comitato per aiutare le persone con disabilità. Nei primi anni 80 fondò e ne fu presidente la cooperativa “La concordia” riuscendo a portare a termine la costruzione di 35 villette a schiera in zona peep.
Ricevette la croce di ferro al merito per i danni avuti ai piedi (congelamento) e la gettò in un fossato. Non richiese mai la pensione per l’invalidità avuta. Fu insignito della carica di Cavaliere con medaglia d’oro al merito della Repubblica anche se non ne ha mai fatto vanto: “le robe le se fa con passion e col core, sensa spetarse gnente in drio” diceva.
Di Serse Rossi da Storie Vicentine n. 8 giugno-luglio 2022