venerdì, Novembre 22, 2024
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La festa dell’uva ad Altavilla: un ricordo di 70 anni fa

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La festa dell’uva ad Altavilla: un avvenimento di oltre sett’anni fa, non più ripetuto ma ripetibile ancora. Fu ideato dalla maestra Anna Galeotti che riuscì a coinvolgere i ragazzi e le ragazze di allora con un entusiasmo contaminante non dimenticato.

L’uva nei vigneti è fiorita in questi giorni. Nostalgie e ricordi fioriranno qui ancora. Di quelli allora presenti se si fa l’appello adesso, molti sono per sempre assenti, ma nel registro del cuore ci sono ancora tutti.

La maestra convocò un gruppo di ragazzi e ragazze a casa sua, da una compagnia teatrale si era fatto prestare un baule di costumi popolari settecenteschi che furono provati in un’atmosfera di allegria e spensieratezza.

La maestra imbastì una specie di copione, un semplice canovaccio per il giorno dopo. I ragazzi tornarono a casa con il loro fagotto di vestiti: pareva loro di possedere un tesoro di tessuto colorato.

Il giorno dopo, partirono da casa Pranovi e attraversarono lentamente il paese su un carro addobbato con tralci di vite. Era come se un’ultima estate cercasse l’autunno imminente in una giornata di sole amico.

La gente guardava stupita e sorrideva nel pomeriggio domenicale. Qualcuno applaudiva. Altri seguivano il carro in bicicletta. Dalle profondità del tempo si sentiva un canto: “Coronaimus rosibus juvenes dum sumus …” .

I petali di quelle rose, nelle navigazioni del cuore, sono ancora freschi e profumati. Il carro si fermò nel piazzale sterrato della chiesa parrocchiale. I giovani scesero, non sapevano cosa fare. Finirono di mangiare l’uva, poi si frammischiarono alla gente. Vestiti com’erano, parevano dei fiori di “non ti scordar di me” in un prato: macchiavano di giovinezza il sagrato.

Ancora non ci si è scordati di loro. Già pensavano all’anno dopo, alle cose da migliorare, alle cose da aggiungere, a coreografie. Non ci sarebbe stato “anno dopo”. Finì tutto lì. Ma chissà che prima o poi…

In fondo sono passati solo poco più di settanta anni. La nostalgia profuma l’aria. Nessuno dei partecipanti a quella Festa dell’Uva è ancora sceso da quel carro addobbato con tralci. Tutti stanno ancora schiacciando tra i denti acini d’uva dolce.

Dicono che la bellezza salverà il mondo. Non credo, sarà la ritualità a farlo. Modelli di vita e religioni sono incentrati sul rito. L’incanto di quel giorno ritorna alla memoria in questo sabato di giugno. Si possono ancora organizzare giorni d’incanto, si possono ancora fare progetti di allegria. Quella strada c’è ancora. Non come nella foto, ma c’è. Anche tanti di quei ragazzi. Non così, ma ci sono.

Di Giorgio Costantino Rigotto da Storie Vicentine n. 3 Luglio-Agosto 2021


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