martedì, Novembre 28, 2023
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Brendola, nella casa di Santa Maria Bertilla Boscardin

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Arrivando da Montecchio Maggiore, già nella prima rotatoria che gira a Brendola si scorge, proprio all’interno di essa, la statua di Santa Maria Bertilla Boscardin attorniata da quattro statue di bambini, che rappresentano l’unità pastorale Santa M. Bertilla di Brendola. Poco dopo, si arriva alla casa della Santa brendolana.

La casa è una semplice abitazione rurale del secolo scorso, con il muro dipinto di azzurro. La casa è oggi meta di pellegrinaggi ed è custodita dalle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori. Accanto all’antica abitazione  sorge la Casa Servizio anziani S. M.  Bertilla Boscardin, sorta nel 1982 grazie alle Maestre di Santa Dorotea di Vicenza, che hanno voluto quest’opera per onorare degnamente il nome della loro Santa.

Bertilla e i 4 bambini
Le statue di Maria Bertilla con i 4 bambini. Foto: m.c.

Gli interni della casa

Noi siamo stati accolti calorosamente da una sorella dorotea, che ci ha invitato a vedere la casa di Maria Bertilla e l’adiacente cappella ove si prega e si adora la cenere del suo cuore. La responsabile, Suor Anna Maria ci ha guidato con passione alla scoperta delle stanze dove viveva Maria Bertilla da bambina e fino a 17 anni. Ci ha rivelato molto della vita della Santa. Prima di entrare nella casa vera e propria, si passa per un atrio dove ci sono un quadro che rappresenta la Santa, una statua della Madonna e la riproduzione del prototipo del monumento della Santa con i 4 bambini che avevamo visto nella rotatoria. Si entra e al piano terra si trovano la cucina e il focolare di Maria Bertilla, che fin da bambina preparava i pasti semplici per i suoi genitori, zii paterni e il fratello Giovanni Battista, con quello che aveva (polenta, formaggio, qualche pollo…).

cucina di M. Bertilla
La cucina di M. Bertilla. Foto: m.c.

Purtroppo aveva un padre che abbondava nel bere e a volte maltrattava la madre. Lei era molto protettiva nei confronti della madre e si ritirava spesso in un angolo a pregare. Il padre la spiava da un buco di una porta di legno. Inizialmente gli veniva voglia di pregare, ma poi ritornava nel suo stato di alcolista. Nella cucina si trova anche una bellissima statua che riproduce Maria Bertilla da bambina, all’età di 9 anni.

statua bambina
La statua di M. Bertilla da bambina che si trova nella cucina. Foto: m.c.

Si passa per una piccola stanza con pentole, mestoli e attrezzi per andare a prendere l’acqua e si arriva in una piccola stalla. Era proprio in un angolo di questa stalla che da bambina si ritirava in preghiera.

Al piano superiore si trova la camera di M. Bertilla, con un letto singolo, un comodino e una sedia. Ci sono poi la camera del fratello e la camera dei suoi genitori. In quest’ultima sono custodite le testimonianze della vita religiosa di Suor Bertilla: la veste logora, la sua valigetta, il rosario, simboli anch’essi di una estrema povertà e sottomissione che hanno portato però un’anima semplice all’onore degli altari.

camera
La camera di M. Bertilla. Foto: m.c.

Si ridiscende per la scala di legno e, al piano terra si trova la cappella dedicata alla Santa, con alcune sue reliquie. Qui si raccolgono nelle celebrazioni anche il Vescovo emerito e il parroco con molti fedeli. Il giorno dedicato al suo ricordo è il 20 ottobre.

La vita e le opere

Nacque a Brendola come Anna Francesca Boscardin da una famiglia di contadini. Nella sua famiglia e nella sua città era chiamata Annetta. Da bambina frequentò saltuariamente la scuola poiché doveva aiutare in casa e nei campi. Durante il periodo scolastico lavorò come domestica in una casa vicina. Era spesso bersaglio di scherzi offensivi. Le fu concesso di accostarsi per la prima volta all’Eucaristia all’età di nove anni, quando, di norma, l’età minima consentita per ricevere il sacramento fosse di dodici o tredici anni. A dodici anni venne accolta nell’associazione parrocchiale “Figli di Maria” ed il parroco le regalò un catechismo. Lo ritrovarono nella tasca del suo abito quando morì.

cappella
La cappella con le reliquie di Santa Bertilla. Foto: m.c.

Dopo essere stata respinta per l’ammissione ad un ordine religioso a causa della sua giovane età, fu accettata dalle Suore Maestre di Santa Dorotea, Figlie del Sacro Cuore a Vicenza nel 1904, assumendo il nome di “Maria Bertilla”.

Fu poi mandata a Treviso per studiare infermieristica presso l’ospedale comunale, che era sotto la direzione del suo ordine. Tuttavia, dopo aver completato la sua formazione, fu promossa a lavorare per le vittime della difterite nel reparto pediatrico dell’ospedale. Durante le incursioni aeree di Treviso seguite alla disastrosa battaglia di Caporetto, l’ospedale cadde sotto il controllo dei militari. Suor Bertilla era nota per la sua instancabile cura dei suoi pazienti, in particolare di quelli che erano troppo malati per essere portati in salvo.

grazie ricevute
Le “grazie ricevute”

Poco dopo, la salute già precaria di suor Bertilla peggiorò. Un tumore doloroso, che aveva avuto per diversi anni e che era già stato operato quando aveva 22 anni, era progredito al punto da richiedere un’altra operazione, alla quale non sopravvisse. Aveva sempre sofferto in silenzio. Morì il 20 ottobre 1922 a Treviso.

Il processo di santificazione

Il processo di canonizzazione iniziò nel 1925. Maria Bertilla fu beatificata l’8 giugno 1952, da papa Pio XII, alla presenza di molti fedeli, di alcuni membri della sua famiglia e di alcuni pazienti da lei assistiti. Papa Giovanni XXIII la canonizzò l’11 maggio 1961.

Le sue spoglie mortali sono custodite a Vicenza in un piccolo santuario presso la Casa madre della Suore Dorotee, anche se per circa una settimana, dal 16 al 20 ottobre 1922 riposò a fianco della casa natale, o meglio nella sua parrocchia, dove aveva ricevuto i sacramenti della iniziazione cristiana.

lapide
La lapide a fianco della casa natale.

 

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